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Valutazione critica del decreto Cingolani

Il decreto Cingolani sembra riprendere la stessa politica “statale” dei decreti Covid:

  • da un lato il cittadino è in funzione di un bene supremo che si identifica con il benessere medio della collettività (e, come dice il termine medio, le soluzioni sono mediocri, cioè stanno nella media per tentare di salvare capra e cavoli;
  • dall’altro è evidente il tentativo di acculturare a comportamenti più virtuosi.

Il risultato è qualcosa che si presta facilmente a scontate critiche.

La prima, e più grave, è che Cingolani (cha peraltro appare persona capace e intelligente) ci ha raccontato fino alla noia che, grazie a essersi mossi in tempo, le scorte le abbiamo. Ma se le abbiamo che bisogno c’è di un decreto così “punitivo”? Se non le abbiamo, non sarebbe stato corretto premettere che arriviamo al massimo al’80% e che quindi il 20% va coperto risparmiando?

Il secondo punto è che la fisica ci insegna che spegnere e accendere il riscaldamento non è (almeno al Nord) una prova di efficienza perché nelle ore di spegnimento la temperatura esterna va molto giù. Ecco cosa accade:

  • La caldaia deve funzionare al massimo della sua potenza per gestire un impianto e una casa fredda da molte ore; conseguenza: consumo elevato di gas.
  • I vecchi radiatori saranno caldissimi anche se l’utente avvertirà una spiacevole sensazione di ambiente freddo, dovuto al fatto che i muri sono freddi e per effetto radiante continuano a trasmettere il freddo esterno.
  • A seconda all’ambiente (in particolare legato alla vetustà dell’immobile) ci vorranno da 2 a 4 ore per raggiungere un valore di temperatura gradevole e i famosi 19 gradi.
  • La caldaia è fortemente sollecitata da questi sbalzi tra pause e funzionamento alla massima potenza e ciò provoca un aumento dei guasti e una riduzione della vita media. Per capirci: tutti sanno che per ottimizzare una prestazione sui 10 km di corsa occorre tenere un ritmo uniforme, non fare un km veloce e poi fermarsi 30″ a riposare per tirare il fiato!
  • Non ultimo il fatto che, a causa del massimo regime di potenza, prima che la caldaia si spenga, la temperatura spesso sale oltre a quella impostata sul termostato.
Decreto Cingolani

Decreto Cingolani: Il periodo di accensione degli impianti è ridotto di un’ora al giorno e il periodo di funzionamento della stagione invernale 2022-2023 è accorciato di 15 giorni

Queste osservazioni bocciano la parte del decreto che vorrebbe spegnere il riscaldamento per più ore al giorno.

Un terzo discutibile punto è che abbassare la temperatura espone a gravi rischi salutistici in tutte quelle case dove ci siano anziani e persone fragili. Già prima del Covid erano circa 4.000 i decessi annui per una semplice influenza, ovviamente nel periodo invernale quando la vita delle cariche virali è aumentata da una temperatura più bassa. Quanti saranno i morti in più per il decreto Cingolani?

Ultimo e non trascurabile è che non sono previste sanzioni, ma solo controlli. Se nella pubblica amministrazione e nei condomini ciò potrebbe essere utile (ma anche scatenare liti fra chi vorrebbe attenersi al decreto e chi vorrebbe fregarsene), nelle case private il decreto sembra solo la raccomandazione del buon (?) padre di famiglia.

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