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Ti trovi qui: Home / Società / L’intervista del Corriere al virologo A. Fauci sulla situazione americana

L’intervista del Corriere al virologo A. Fauci sulla situazione americana

13 luglio 2020 di Roberto Albanesi

Commentare l’intervista di Fauci sul Corriere permette di puntualizzare molti aspetti dell’emergenza COVID-19. Vediamo cosa ha detto il virologo americano.

La pandemia globale è ancora all’inizio.

Vero. In molti Paesi l’ondata sta arrivando ora, sia per ragioni climatiche (i Paesi a sud dell’equatore, come l’America latina) sia per ragioni socioeconomiche (Paesi con ampie fasce di povertà come l’India, l’Indonesia e lo stesso Brasile non sono in grado di fronteggiare adeguatamente la situazione).

Non ce ne libereremo fino a quando non arriverà il vaccino, probabilmente tra fine 2020 e inizio 2021.

Vero anche questo, ma la situazione non è la stessa fra i vari Paesi come non lo era a marzo-aprile, come per esempio fra Italia e Germania.

L’OMS ha tanti difetti, ma è necessaria.

Dubbio. L’OMS è come l’ONU: a causa di contrasti, interviene sempre in ritardo, è più una vetrina per la comunità medica che uno strumento concreto.

Negli Stati Uniti abbiamo un problema, perché la nostra epidemia non è sotto controllo.

Da un lato è vero, ma dall’altro no. Ci sono Stati come New York dove la pandemia è già oltre la prima fase, altri dove è fuori controllo e altri dove non è arrivata. Valutare gli Stati Uniti come un unico Paese è lo stesso errore che si è fatto in Italia paragonando la Lombardia alla Sicilia. Va da sé che, nonostante gli sforzi dei media italiani di dipingere gli USA come il Paese messo peggio, la realtà dice altre cose. Un ragionamento di questo tipo “ad Alzano Lombardo 100 vittime? Cosa vuoi che siano rispetto alle 130.000 morti negli USA!” è ovviamente un ragionamento assurdo perché dovrebbero arrivarci tutti che quello che conta è la percentuale sulla popolazione. I morti italiani contano come circa 200.000 morti negli USA (fatto il rapporto fra le popolazioni), cifra ancora non raggiunta, seppure con un lockdown molto più blando di quello italiano.

Probabilmente stiamo curando in modo più efficace i pazienti, anche con terapie che non avevamo prima.

Vero, senza il probabilmente. Questo da un lato spiega perché il virus deve fare meno paura nei Paesi avanzati mentre è molto pericoloso nel Terzo Mondo.

Negli Stati Uniti vediamo che ci sono più giovani tra i contagiati rispetto a quanto accadeva un paio di mesi fa.

Una frase senza spessore scientifico. Si sa ormai che il 90% dei contagiati giovani è asintomatico, quindi è ovvio, che aumentando i tamponi, si trovino positivi che prima sarebbero sfuggiti.

L’Italia ha avuto sfortuna. È stata colpita in modo molto duro e molto rapido nello stesso tempo. Probabilmente perché c’erano molti lavoratori cinesi nel Nord del Paese.

Falso. Non ci sono stati contagi da residenti cinesi in Italia, almeno la cosa non è affatto provata. Visto il numero di morti rispetto alla popolazione, il lavoro fatto in Italia non si può certo dire “buono”. Probabilmente Fauci si è così espresso (in modo politicamente corretto) perché intervistato da un giornale italiano.

Perché è così difficile far rispettare le precauzioni? Questa è una buona domanda perché credo che molti giovani non si rendano conto della gravità di questa epidemia. Sono convinti, erroneamente, che il virus non li colpirà severamente. Ed è anche una cosa vera. Il punto è che contribuiscono a diffondere il contagio tra le persone più vulnerabili.

Fauci ha avuto il coraggio di ammettere che per un giovane il virus non colpisce severamente (come non lo fa con chi è veramente sano e con un buon stile di vita), ma ormai (ma la cosa era nota già da maggio) una persona a rischio (per esempio un settantenne iperteso, fumatore e sedentario) dovrebbe autoisolarsi, non pretendere che gli altri si isolino per non infettarlo!

Trump non ha mai cercato di licenziarmi, anche se i giornali lo hanno scritto. In realtà mi ascolta molto, anche se non tutte le volte. Adesso è molto interessato a riaprire il Paese e a riattivare l’economia.

Qui Fauci perde lucidità, probabilmente perché a 79 anni ha avuto una visibilità che prima non aveva. Uno scienziato che usa il politicamente corretto non è più uno scienziato, è un politico. La personalità di Trump è quella del violento non criminale; la sua personalità arrogante, forte, decisionista lo rende perfetto per l’economia. Infatti, prima della pandemia il suo gradimento negli USA faceva presagire una sua rielezione, ma quella stessa personalità non si accorda con la pandemia e con la fobia che questa ha seminato nella popolazione. Le sue decisioni, improntate, come ha detto Fauci, all’economia, gli hanno ridotto di molto la popolarità e probabilmente alle elezioni di novembre non ci sarà storia, visto che il vaccino non arriverà per tale data. Di fatto la gestione ottimale della pandemia deve comporre gli interessi economici con quelli della salute dei cittadini; alcuni Paesi sono stati particolarmente bravi a farlo, altri no.

La Cina non è stata del tutto trasparente nella prima fase dell’epidemia, quando diceva che il COVID-19 si trasmetteva solo dagli animali agli esseri umani e che non aveva la capacità di passare da uomo a uomo.

Vero. Chiunque guardi alla Cina con “affetto” dimentica che non è un Paese democratico e ha più volte messo davanti a tutto la sua supremazia a livello mondiale.

Covid

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