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La libertà ai tempi del Coronavirus

15 aprile 2020 di Roberto Albanesi

coronavirus libertà

Si potrebbe stilare una classifica della democrazia nei vari Paesi a seconda di come il lockdown è stato implementato. Nelle Filippine c’è l’ordine di sparare a chi esce per strada, in Cina il rigore è massimo, in molti Paesi occidentali c’è stata una grande diversificazione, anche se qui in Italia si cerca di unificare il concetto di lockdown. Un’analisi approfondita mostra invece che ci sono grandi differenze che hanno cercato di mediare fra emergenza e libertà individuali. Italia e Spagna (non a caso due Paesi cattolici e con storia di dittatura recente, quindi abituati a rispettare un’autorità “superiore”) hanno il lockdown più rigido, una vera e propria dittatura a tempo indeterminato. Lo prova anche il fatto che i decreti non tengono in nessun conto la libertà del singolo, ma vogliono solo controllare. Per esempio, i 200 m della “passeggiata” in Lombardia sono un caso classico di dimensionamento della cella del cittadino, ridicoli a confronto del km che c’è, per esempio, in Francia o del “nessun limite” in molti altri Paesi; i decreti vietano gli assembramenti di più di due persone, dimenticando del concetto di “non conviventi” presente negli altri Paesi: da noi una famiglia di tre persone che vive per ore nella stessa casa non può uscire insieme; oppure c’è una penosa confusione fra abitazione e proprietà: la passeggiata è permessa nelle vicinanze della propria abitazione (in Lombardia sempre a 200 m): così un contadino può lavorare nei campi, ma non può uscire a fare una passeggiata col nipotino nella sua grande proprietà (nella quale per l’art. 842 del codice civile non può entrare nessuno senza permesso) se si allontana troppo dall’abitazione.

Insomma, errori che è impensabile che siano stati fatti da un legislatore con l’Alzheimer, ma piuttosto da chi non s’interessa alla libertà del singolo e vuole solo controllare.

Ursula von der Layen è poi uscita con un’altra sua trovata decisamente poco felice: rinchiudere in casa gli anziani sino a fine anno quando ci sarà il vaccino per il Coronavirus.

La proposta è stupida o violenta e dovrebbero vergognarsi tutti coloro che hanno votato questa signora che non ha imparato ad accendere il cervello prima di parlare (da ricordare la gaffe sugli aiuti all’Italia).

La proposta è stupida per almeno un paio di motivi, tralasciando il fatto che la certezza di un vaccino a fine anno non c’è.

Il primo motivo è che per la trasmissione del virus non c’è differenza fra un 40-enne e un 80-enne; anzi, ci sono molte più probabilità che il 40-enne sia asintomatico e che quindi sia più contagioso per il maggior numero di contatti sociali rispetto a un sintomatico.

Il secondo motivo è che non cambierebbe molto per l’anziano se stesse in casa perché comunque dovrebbe avere contatti stretti con personale esterno, da badanti a familiari. Non a caso nelle RSA è bastato che un positivo esterno entrasse nelle strutture per generare il propagarsi dell’epidemia. Molti anziani devono essere curati strettamente ed è impossibile il contatto “esterno”, che questo avvenga fuori casa o in casa poco conta.

La proposta potrebbe basarsi sul fatto che anziani ancora autosufficienti potrebbero ammalarsi uscendo di casa, avendo un maggior numero di contatti di quelli che li limitano a badanti, familiari, operatori sanitari. Qui però scatta la violenza: il “lo faccio per il tuo bene” riferito ad un adulto è una subdola forma di violenza che di fatto toglie la libertà di decidere della propria vita.

Si dirà che, se il soggetto di ammala, diventa un costo per la società, ma allora perché non vietare espressamente tutte le attività pericolose?

In breve, la proposta della von der Layen fa seguito a tutta la serie di limitazioni individuali che hanno prodotto questi effetti:

  1. la maggior parte della popolazione costretta alla detenzione domiciliare a tempo indeterminato.
  2. Abolita la socializzazione umana.
  3. Dati alle forze dell’ordine poteri che, anche se rispettano i limiti, creeranno un modello di vita autoritario.
  4. Dato un colpo mortale all’economia con centinaia di migliaia di persone fuori dal lavoro e bisognosi di credito universale.

Dire che sono cose necessarie per fini sociali più ampi è trattare gli esseri umani come oggetti. In breve, non è la società e lo Stato che sono in funzione del singolo, ma è il singolo che deve diventare una formica operaia che limita la sua qualità della vita perché lo Stato (e i politici) non hanno saputo assicurargli le libertà fondamentali.

In giro si sentono battute tragicomiche che danno un chiaro esempio di come la parte più sveglia della popolazione abbia capito che viene trattata come un cane alla catena.

  • Poiché il regime carcerario permette una sola telefonata al giorno, da oggi tutti gli italiani che restano a casa potranno telefonare una sola volta/die. Questo per evitare di intasare le linee.
  • L’assessore alla Salute della Lombardia vuole estendere la quarantena a 28 gg., ma già si pensa che per i positivi la quarantena verrà estesa fino alla scoperta del vaccino.
  • Se avete la febbre non andate al pronto soccorso, telefonate alle strutture preposte alla gestione dell’emergenza; così sarete contattati fra qualche giorno, potrete morire comodamente a casa, evitando di essere intubati.

Molti continuano a giustificare queste misure, terrorizzati dal virus. Ma oggi c’è la paura del virus, domani ci sarà la paura della povertà; di paura in paura, c’è il rischio che il popolo bue vada verso regimi sempre più autoritari con un amen per la democrazia.

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