Molti potrebbero pensare che Boris Johnson abbia vinto le elezioni inglesi perché gli inglesi sono favorevoli alla Brexit. In realtà, appare difficile credere che la vittoria di misura nel referendum si sia trasformata in una schiacciante maggioranza a favore della Brexit. Né Johnson (come del resto Trump negli USA) è uomo al di sopra di ogni sospetto etico e politicamente corretto. Molte le sue gaffe, molte le sue uscite discutibili, diversi gli atteggiamenti che possono infastidire. Eppure, la gente lo ha votato. Si noti come la politica del compromesso conti ormai ben poco. La sua compagna di partito Theresa May è stata spazzata via dagli scarsissimi risultati ottenuti con l’Europa franco-tedesca e dai dissidi con i suoi stessi compagni di partito; Boris Johnson ammette candidamente di ispirarsi al suo idolo, Winston Churchill, ma non ha esitato a espellere dal partito il nipote del grande statista, reo di aver sì sostenuto la necessità di rispettare il voto sul referendum e di aver votato a favore del leave in più occasioni, ma anche di aver cercato sempre un’uscita senza strappi e con il compromesso come strategia prioritaria.
Non è quindi questione di idee, ma di metodo. La gente negli USA, Nel Regno Unito e in altri Paesi è stufa di chi continua a muoversi con la velocità di un dinosauro in questo mondo che richiede velocità e premia i decisionisti (vedasi la Russia e la Cina), a prescindere dalla loro caratura umana. Un insegnamento che in Italia avrebbe dovuto ascoltare anche il PD quando ha fatto fuori Renzi (che, ripeto, a prescindere dalle idee, è un decisionista) a favore di vecchi politici che non fanno altro che cercare improbabili compromessi e litigare gli uni con gli altri, sprecando gran parte del loro tempo nel Palazzo.
Insomma, alla gente non interessa tanto chi sale al potere quanto chi fa tante cose, evitando di perdere la maggior parte del suo tempo a “mediare” con gli avversari. Di questo si deve tenere conto, per esempio, quando si elabora una legge elettorale che non deve essere schiava di partiti che viaggiano con percentuali risibili.