Bonus matrimonio: parliamo di un disegno di legge che, se approvato, sarebbe un grave insulto alla democrazia; parliamo della proposta di elargire quote fino a 20.000 euro per chi sceglie di sposarsi in chiesa. La geniale trovata è di un leghista, mostrando come ormai nel partito allo sfascio di Salvini siano rimaste persone che cercano di vendere principi e idee di un secolo fa, veri dinosauri sociali (stupisce che i pochi con i piedi per terra come Giorgetti non se ne siano andati).
Come vedremo, i media e gli oppositori politici (la regione Lazio ha stabilito un bonus fino a 2.000 euro, fino a esaurimento fondi, per nozze e unioni civili fra il 14 dicembre 2021 e il 31 dicembre 2023) hanno ingigantito la notizia giocando sul numerone (20.000 euro) quando i “numeri pratici” sono molto più bassi.
Come funziona il bonus
Il bonus nasce con la giustificazione che ci si sposa meno in chiesa perché costa troppo e che a rimetterci è la filiera che c’è dietro alla celebrazione dei matrimoni religiosi. Il bonus funzionerebbe così: detrazione del 20 per cento delle spese per il matrimonio religioso (abiti per gli sposi, servizio di ristorazione, ornamenti in chiesa, bomboniere ecc.) con un tetto massimo di 20.000 euro che gli sposi potrebbero ottenere in cinque quote annuali.

Nel dopoguerra (per esempio nel 1952) i matrimoni civili erano il 2,4%, mentre nel 2019 il 52,6%
Perché il bonus matrimonio è risibile
L’idea è aberrante per vari motivi.
- Usa fondi dello Stato (e quindi il bonus lo pagherebbero tutti) per promuovere professioni di fede quando ormai il 20% degli italiani non è credente e tanti sono i non praticanti. Il primo firmatario Furgiuele precisa che il ddl durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargato a tutti i matrimoni, anche a quelli celebrati in comune.
- Fissare un tetto a 20.000 euro con una detrazione del 20% vuol dire pensare che ci sia gente che è pronta a spendere 100.000 euro per il matrimonio religioso: e questi non si sposerebbero in chiesa perché non hanno soldi? La cosa è tanto più ridicola quando si leggono i requisiti economici: la coppia deve avere un reddito non superiore a 23.000 euro o comunque non superiore a 11.500 euro a persona. Una coppia con reddito complessivo annuo di 20.000 euro ne spende 10.000 per il matrimonio? E se lo fa ne riceve un bonus in detrazioni di 2.000 euro, ottenibili in cinque quote annuali. Non ci vuole un matematico per capire che conviene sempre il matrimonio civile.
- Notevole poi il fatto che uno dei requisiti non economici del bonus è che la coppia abbia la cittadinanza da almeno 10 anni.
Speriamo che qualcuno avanzi un disegno di legge per dichiarare decaduti dalla carica parlamentare i firmatari della proposta; non è necessario nessun procedimento penale per attentato alla Costituzione, basta solo che siano resi inoffensivi.