L’aumento della popolazione mondiale è per molti un fattore di preoccupazione sia perché è direttamente connessa con i cambiamenti climatici sia perché il tasso di aumento non sembra essere certo e il fenomeno può diventare incontrollabile.
Attualmente la popolazione mondiale ha superato i 7,7 miliardi di persone; secondo l’ONU tale valore crescerà fino a 11,2 miliardi nel 2100 per poi rimanere stabile. A fronte di questa previsione esistono due atteggiamenti.
I pessimisti ritengono che la stabilità non sarà raggiunta se non per valori molto più alti: migliori condizioni economiche (aumento del reddito pro-capite), sanitarie (diminuzione delle malattie) e sociali (diminuzione dei conflitti) dei Paesi meno avanzati potrebbero trasformare tali Paesi in bombe demografiche, anche perché altri interessi di parte (sia politici sia religiosi) favorirebbero comunque un aumento delle nascite in questi Paesi.
Gli ottimisti ritengono il dato di 11 miliardi comunque “sicuro” e invitano a non preoccuparsi del problema. Fra di essi c’è per esempio Hans Rosling, medico e statistico svedese, fondatore della Gapminder Foundation (una struttura no-profit che promuove lo sviluppo sociale attraverso la comprensione e l’uso della statistica), scomparso nel 2017.
In realtà Rosling e gli ottimisti non comprendono che l’antropentropia del pianeta non dipende solo dal numero di persone, ma anche dalla quota di spazio che ognuno occupa e dalla loro distribuzione.
Circa lo spazio medio occupato, più migliorano le condizioni economiche e maggiore diventa l’area occupata dal singolo, conteggiando sia il contributo personale (in molti Paesi africani 10 persone vivono i 30 mq, mentre nei Paesi più evoluti 30 mq sono occupati in media da una sola persona!) sia a livello sociale (più strade, più ospedali, più scuole ecc.).
Circa la distribuzione, se i 60 milioni di italiani fossero concentrati tutti in Lombardia come in un’unica grande città, il resto dell’Italia sarebbe completamente verde e vivibile. Per esempio, in Gran Bretagna ben 15 milioni di persone vivono a Londra e nei suoi sobborghi, il che rende il resto del Paese vivibile, sicuramente migliore di molte zone d’Italia dove il non razionale consumo di suolo ha devastato grandissimi spazi.
Inoltre, gli ottimisti non considerano le migrazioni e la desertificazione di terreni a causa dei cambiamenti climatici (ulteriore meno spazio realmente vivibile).
Per uno statistico come Rosling, l’analisi in termini di soli abitanti del pianeta appare abbastanza rozza.