Un recente articolo su The Conversation ha attirato l’attenzione su un fatto decisamente curioso: le piante sono più resistenti degli animali alle conseguenze dell’esposizione a radiazioni. Chernobyl è diventata il simbolo a livello mondiale della catastrofe nucleare: nel 1986 il disastro del reattore della sua centrale ha causato migliaia di casi di cancro, aborti e malattie della tiroide, e ha ridotto una zona di 2.600 chilometri quadrati a un deserto di desolazione e morte. Si stima che circa cinque milioni di persone siano state investite dalle radiazioni.
A distanza di tanti anni, i droni che sorvolano la zona rossa hanno evidenziato che la vita naturale è tornata a popolare il territorio. Con sorpresa dei ricercatori, si è visto che la vegetazione ho saputo sopravvivere molto meglio rispetto agli animali anche nelle zone dove la radioattività ha ucciso la quasi totalità degli altri animali viventi.
Le radiazioni sono in grado di uccidere le cellule viventi in breve tempo oppure possono generare mutazioni del DNA che danno origine a forme di cancro, che possono colpire in modo incontrollato qualunque parte del corpo. Negli animali tutto ciò porta rapidamente alla morte perché le cellule sono altamente specializzate e non sono in grado di reagire a questo danno letale.
Le piante invece mostrano una resistenza maggiore perché hanno sviluppato un meccanismo più flessibile di generazione cellulare. Una pianta, dal momento che non è in grado di muoversi, deve essere molto più flessibile e adattarsi alle condizioni circostanti. A differenza delle cellule animali, le cellule delle piante hanno la capacità di creare nuove cellule di qualunque tipo (foglie, radici, tronco) specializzandosi quindi in un secondo momento. Infatti, quasi tutte le cellule vegetali hanno la capacità di creare nuove cellule di qualsiasi tipo di cui la pianta ha bisogno, con un alto livello di flessibilità e resilienza. Ciò significa che le piante sono in grado di sostituire le cellule morte o i tessuti danneggiati molto più facilmente degli animali e quindi in definitiva sono più resistenti alle radiazioni.
In seguito al disastro di Chernobyl si erano formati circa sei chilometri quadrati di foresta completamente distrutta a causa delle radiazioni: era stata chiamata Red Forest, per il colore rosso acceso che le piante avevano assunto dopo l’avvelenamento da radiazioni. A distanza di più trent’anni questa zona è stata completamente rigenerata con la nascita di nuovi pini e piante ad alto fusto che hanno sostituito quelle morte.
Oggi nell’area rossa di quella che una volta era la Red Forest ci sono ancora punti in cui livelli di radiazioni sono estremamente alti per gli animali, ma la flora è riuscita a rigenerarsi con incredibile capacità di reazione.