In lingua inglese è detto lionfish (pesce leone), ma il nome pesce scorpione rende molto meglio l’idea: si tratta di un piccolo pesce, il cui nome latino è Pterois volitans (ordine degli Scorpeniformi), lungo fino a poco meno di 40 cm. La sua peculiarità è quella di essere dotato di una lunga fila di aculei portati sulle pinne dorsali e anali con le quali inietta il veleno alle sue prede. Distruttivo e vorace, fa strage di piccoli pesci, crostacei, molluschi ed è tra le specie aliene invasive considerate tra le più pericolose. Il suo veleno permane nella vittima anche 24/48 ore dopo la puntura.
La sua concentrazione nelle aree in cui è considerato specie aliena è circa quattro volte più abbondante rispetto alle sue aree native, ovvero l’oceano Indiano e Pacifico. Ciò è dovuto alla sua incredibile capacità di riprodursi: depone infatti le uova ogni due o tre giorni, per tutto l’anno. Il suo veleno è tossico anche per gli esseri umani, e la puntura può provocare dolori intensi, febbre, nausea e necrosi dell’area colpita. Sfortunatamente, il pesce scorpione non ha predatori naturali noti al di fuori della sua area nativa, dove invece sembra che la sua popolazione sia tenuta sotto controllo dagli squali.
Il pesce scorpione è stato avvistato nelle acque italiane per la prima volta nel 2017 in Sicilia, ma l’allarme sulla sua presenza nel Mediterraneo è stato di nuovo lanciato all’inizio dell’estate del 2019 visto che, in alcune zone, come le coste della Turchia e Cipro, la presenza di questo pesce è considerata una minaccia non solo per il turismo, ma anche per le economie locali. Nei mari Caraibici, che per primi sono stati invasi dal pesce scorpione, la sua proliferazione incontrollata ha provocato una diminuzione di specie ittiche pescate, come le cernie, con un danno notevole alle economie del luogo.
Una delle caratteristiche di questo pesce è infatti la sua voracità: il suo stomaco può espandersi fino a trenta volte le sue dimensioni e la mancanza di predatori naturali nel Mediterraneo rende il nuovo ambiente un terreno di caccia ideale per il piccolo, ma temibile pesce. Il grave squilibrio che provoca questa nuova specie all’ecosistema, assieme ai timori per i danni economici che potrebbero derivare dalla sua proliferazione incontrollata, giustifica quindi il nuovo allarme lanciato dai ricercatori.