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L’ultimo aggiornamento sul file dell’ozonoterapia prevedeva di inserire la composizione della miscela dell’ozono medicale (97% di ossigeno e 3% di ozono). Il risultato dell’inserimento è stato un inspiegabile 99.99997% di ossigeno e 0.00003% di ozono (notizie non confermate affermano che il correttore è stato giustiziato).
Solo la segnalazione di un attento lettore ha evidenziato il problema che è stato subito corretto (da notare che 99.99997% è la percentuale dei virus inattivati in certi esperimenti che utilizzano ozono).
La vicenda è marginale, ma diventa drammatica se si cerca in Google “ozono 99.99997%”. Ci sono 782 risultati che evidentemente hanno ripreso l’articolo di albanesi.it (che figura ancora nella SERP di Google che ci mette un po’ a reindicizzare), curiosamente finito solo in terza posizione. Fra i 782 risultati siti che si occupano solo di ozonoterapia, studi medici ecc., insomma gente del settore. Se si cerca “ozono 97% 3%” si ottengono 60.000 risultati circa.
Per chi non ha ancora capito il dramma, facciamo un esempio: se leggo sul Corriere la frase “ieri sono finite le squole”, noto subito l’erroraccio e mai, conoscendo l’italiano, userei parola “squole” in un mio articolo. Stesso discorso capita quando note trasmissioni riprendono errori linguistici in affermati telegiornali. Per i numeri però è diverso.
Nel caso dell’ozono, chi conosce un minimo la chimica e la matematica, sa benissimo che 3 parti su 10 milioni sono praticamente NULLA e che sarebbe assurdo chiamare la miscela ozono medicale. L’innumerismo, cioè la capacità di valutare gli aspetti quantitativi della realtà, fa prendere tutto per buono, soprattutto in quei campi dove manca una minima cultura di base. Fa perdere l’ordine di grandezza di ciò che ci coinvolge e ci spinge a credere a dati riferiti da altri.
Probabilmente, se gli oltre 700 autori delle pagine che hanno ripreso il dato sbagliato avessero avuto le basi della chimica e della matematica, non avrebbero contribuito a diffondere un’informazione inesatta.