Esiste un limite alla resistenza umana? E se sì, è possibile quantificarlo?
La risposta è affermativa per entrambe le domande, almeno a quanto asseriscono alcuni ricercatori della Duke University (una delle più prestigiose università degli Stati Uniti) e dell’università di Aberdeen.
Lo studio è stato pubblicato su Science Advances; gli autori principali sono H. Pontzer (Duke University) e J. Speakman (università di Aberdeen).
Il team di ricerca ha monitorato moltissimi atleti di endurance nel corso delle loro attività sportive (maratoneti, ciclisti, triatleti fra cui i partecipanti alla Race across the USA, una competizione che prevede 6 maratone alla settimana per 5 mesi) e hanno rilevato che un essere umano può arrivare a bruciare calorie per un quantitativo massimo di 2,5 volte il proprio MBR (tasso metabolico basale); nemmeno gli ultramaratoneti più veloci sono in grado di superare questo limite.
Pontzer afferma: “Questo limite definisce ciò che è possibile per gli esseri umani”; oltre questa soglia, precisano i ricercatori, l’organismo inizia a scomporre i propri tessuti allo scopo di compensare il deficit calorico.
Viene da chiedersi se non sarebbe sufficiente un introito maggiore di calorie, ma gli autori danno una risposta negativa; oltre la soglia di 2,5 il tasso metabolico basale, si osservano tali effetti. I ricercatori ipotizzano che il limite sia nel nostro intestino, nella sua capacità di distruggere cibo allo scopo di ricavarne calorie; con ogni probabilità esiste un limite alle calorie giornaliere assorbibili efficacemente.
I risultati dello studio smontano l’ipotesi, suggerita da studi precedenti, secondo la quale la resistenza umana sarebbe legata alla capacità di regolare la temperatura corporea.
I ricercatori sono pronti all’obiezione che, trattandosi di una ricerca basata sull’osservazione delle performance di determinati atleti, il fatto che nessuno di loro sia stato in grado di eccedere un determinato limite non significa che non esista qualcuno in grado di farlo. Pontzer ha quindi lanciato una sorta di sfida-appello: “Penso che questa sia ora una nuova sfida per tutti gli atleti di resistenza” allo scopo di scoprire qualcuno in grado di superare il limite trovato; ciò potrebbe aiutare i ricercatori a capire se e dove hanno sbagliato.