Quali sono le prospettive per un vaccino per il Coronavirus a breve-medio termine?
A oggi, l’OMS ha confermato che, in tutto il mondo, sono poco più di 70 i vaccini in fase di studio. Per alcuni di essi è iniziata la fase di sperimentazione sull’uomo. L’EMA, l’Agenzia Europea per il Farmaco, ne sta valutando una dozzina.
Di norma, i tempi per la realizzazione di un vaccino sicuro sono molto lunghi (2-3 anni circa); in questo caso, la grande mobilitazione internazionale dovuta all’emergenza Coronavirus che ha portato a misure drastiche in moltissimi Paesi, europei e no, fa sperare in tempi più brevi, anche se non bisogna farsi troppe illusioni; in altri termini; non è sicuramente questione di giorni, ma comunque di mesi. È più probabile che, in attesa del vaccino, si arrivi trovare una cura farmacologica in grado di gestire al meglio le complicanze legate al COVID-19.
Vaccino per il Coronavirus – Le proposte più significative
Il primo di vaccino a essere provato sull’uomo è uno prodotto dalla Moderna, società biotecnologica di Boston, lo ha fatto il 16 marzo. Il vaccino si è basato su precedenti lavori sul virus MERS-CoV condotti presso l’Istituto nazionale americano di allergie e malattie infettive a Bethesda, nel Maryland.
Un lavoro simile a quello fatto da Moderna lo sta facendo anche una società tedesca, CureVac, entrambe stanno progettando vaccini anti COVID-19 con RNA messaggero.
Qualche giorno fa (7 aprile), il quotidiano La Stampa ha riportato la notizia relativa a un istituto di ricerca israeliano (Migal); Migal ha sviluppato un vaccino che funziona su un Coronavirus dei polli; sono in corso le modifiche per adattarlo agli esseri umani; l’istituto promette tempi di sperimentazione piuttosto brevi. Una delle novità rispetto ai comuni vaccini è rappresentata dal fatto che il vaccino ideato dall’istituto israeliano non verrà somministrato per iniezione, ma oralmente.
Un’altra proposta di cui si è parlato molto in questi giorni è quella che ha visto l’alleanza di due grandi aziende farmaceutiche: Sanofi e GlaxoSmithKline; i due colossi farmaceutici hanno annunciato “una lettera di intenti per avviare una collaborazione per lo sviluppo di un vaccino adiuvato per COVID-19, utilizzando le tecnologie innovative di entrambe le società, per contribuire a far fronte alla pandemia in corso”; i tempi però non sono brevissimi; gli studi clinici sono previsti nella seconda metà del 2020; se i test avranno successo, il vaccino adiuvato ricombinante anti COVID-19 sarà disponibile nella seconda metà del 2021.
Ma le maggiori speranze per la realizzazione in tempi “brevi” di un vaccino per il Coronavirus sono da molti riposte nella collaborazione fra un’azienda italiana (la Advent-Irbm, di Pomezia) e il Jenner Institute della Oxford University. L’amministratore delegato della Advent-Irbm, P. Di Lorenzo, ha spiegato che la previsione è quella di rendere utilizzabile il vaccino per alcune categorie già da settembre (operatori sanitari, forze dell’ordine ecc.). Va da sé però che per una diffusione di massa, i tempi saranno più lunghi.
Il primo studio sull’uomo per un vaccino anti COVID-19 è stato annunciato nel mese di marzo dai ricercatori di un laboratorio di Seattle (USA). Diversamente da altri laboratori, e in modo piuttosto insolito, hanno saltato le ricerche sugli animali normalmente eseguite per testare la sicurezza o l’efficacia del vaccino.
Alcuni scienziati australiani hanno iniziato a testare su cavie animali (furetti) due potenziali vaccini. È la prima sperimentazione preclinica completa per passare alla fase di sperimentazione sugli animali e i ricercatori affermano che sperano di passare alla fase di sperimentazione umana entro la fine di aprile.
Com’è noto, i Coronavirus hanno causato altre due relativamente recenti epidemie: la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) in Cina nel 2002-04 e la sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS), iniziata in Arabia Saudita nel 2012. In entrambi i casi, sono iniziati gli studi per i vaccini che poi sono stati in seguito stati accantonati una volta fermata l’epidemia. Una società, Novavax, con sede nel Maryland (USA), ha ora riproposto quei vaccini per sperimentarli contro il nuovo Coronavirus e afferma di avere diversi candidati pronti per effettuare dei test sull’uomo questa primavera.
Ricerche in fase avanzata, secondo quanto riportato dall’OMS, sono quelle portate avanti dalla CanSino Biologics (Hong Kong) e quella del Beijing Institute of Biotechnology (Pechino, Cina).
Perché non si può fare presto?
SARS-CoV-2 è un nuovo patogeno per l’uomo e molte delle tecnologie utilizzate per costruire i vaccini non sono del tutto testate. Al momento attuale, nessun vaccino a base di materiale genetico – RNA o DNA – è stato approvato. Così molti dei vaccini anti COVID-19 candidati devono essere trattati come nuovi vaccini e, per quanto sia comprensibile la pressione a fare le cose il più velocemente possibile, è davvero importante non bruciare le tappe.
Ne è un esempio il vaccino prodotto negli anni ’60 del secolo scorso contro il virus respiratorio sinciziale, un virus comune che causa sintomi parainfluenzali nei bambini. Negli studi clinici, è stato scoperto che questo vaccino provoca un aggravamento di questi sintomi nei bambini che hanno continuato a prendere il virus. Un effetto simile è stato osservato negli animali a cui è stato somministrato un vaccino anti SARS sperimentale. È stato successivamente modificato per eliminare quel problema, ma, ora che è stato riproposto per il SARS-CoV-2, dovrà essere sottoposto a test di sicurezza particolarmente rigorosi per escludere potenziali gravi rischi.
La maggior parte degli immunologi ritiene che il vaccino contro SARS-CoV-2 sarà pronto tra un anno e mezzo circa. Inoltre, si devono considerare i notevoli costi di una produzione globale: l’ottenimento di un vaccino che si è dimostrato sicuro ed efficace negli esseri umani richiede, nella migliore delle ipotesi, circa un terzo di quanto necessario per un programma di immunizzazione a livello globale.
Il vaccino proteggerebbe le persone di tutte le età?
È molto probabile che sarà meno efficace nei soggetti anziani. Ciò non è dovuto al vaccino in sé, quanto al fatto che un sistema immunitario di una persona avanti con l’età non risponde all’immunizzazione altrettanto bene come quello di una persona più giovane. Osserviamo annualmente questo fenomeno la vaccinazione anti-influenzale.
Il nuovo vaccino per il Coronavirus avrà effetti collaterali?
Tutti i farmaci, compresi i comuni antidolorifici da banco, hanno effetti collaterali, ma senza effettuare studi clinici è impossibile sapere quali possano essere gli effetti indesiderati di un vaccino sperimentale. Per questo i tempi di messa in commercio del vaccino per il Coronavirus non possono essere brevi, occorrono studi approfonditi per cercare di minimizzare gli effetti collaterali.
Come si crea un vaccino?
I vaccini veicolano innocui virus o batteri (o anche piccole parti di essi) al sistema immunitario. I sistemi di difesa dell’organismo li riconoscono come “invasori” e imparano a combatterli.
Il principale metodo di vaccinazione per decenni è stato quello di ricorrere al virus originale.
Il vaccino contro il morbillo, la parotite e la rosolia (vaccino trivalente MPR) viene prodotto utilizzando versioni indebolite dei virus che provocano tali malattie; questi virus indeboliti non sono però in grado di causare un’infezione in piena regola, ma mobilitano comunque il sistema immunitario. Il vaccino influenzale stagionale viene preparato prendendo i principali ceppi di influenza resi completamente innocui.
Il lavoro su un nuovo vaccino contro il Coronavirus utilizza approcci più recenti e meno testati chiamati vaccini “plug and play”. Poiché è noto il codice genetico del nuovo Coronavirus, Sars-CoV-2, gli scienziati hanno a disposizione il progetto completo per la sua “costruzione”.
Gli scienziati che lavorano al vaccino operano prelevando piccole sezioni del codice genetico del Coronavirus e lo inseriscono in altri virus completamente innocui. SARS-CoV-2 condivide tra l’80% e il 90% del suo materiale genetico con il virus che ha causato la SARS, da cui il suo nome. Entrambi consistono in una striscia di RNA racchiusa in un guscio grasso attraverso il quale sporgono molti picchi proteici. I picchi si attaccano ai recettori sulla superficie delle cellule che rivestono il polmone umano permettendo al virus di penetrare nelle cellule. Una volta che il virus è penetrato, modifica il meccanismo riproduttivo della cellula allo scopo di produrre più copie di sé stesso, prima di uscire di nuovo dalla cellula e ucciderla nel processo. Su queste considerazioni, alcuni gruppi stanno usando pezzi di codice genetico grezzo (DNA o RNA a seconda dell’approccio) che, una volta iniettati nell’organismo, dovrebbero iniziare a produrre frammenti di proteine virali che il sistema immunitario può nuovamente imparare a combattere.