Il tumore alla prostata è la patologia più grave che può colpire questa ghiandola. Questa forma di cancro rappresenta circa un quinto (20%) di tutti i tumori diagnosticati nella popolazione di sesso maschile, con una prevalenza tra i soggetti tra 50-69 anni e ultrasettantenni (il tumore alla prostata è molto raro negli under 40).
Le indagini diagnostiche principali sono le seguenti:
- Esame digito-rettale (DRE)
- Dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico)
- Ecografia trans-rettale (TRUS)
- Agobiopsia prostatica.
Soffermiamoci sul secondo. Il PSA è causa di controversi dibattiti, soprattutto relativamente al suo utilizzo quale mezzo di prevenzione del tumore alla prostata. In contrapposizione ai molti che vorrebbero utilizzarlo in screening di massa vi sono altri che lo ritengono un esame troppo poco attendibile per un uso del genere. A certe condizioni può comunque essere utile a livello diagnostico soprattutto se utilizzato in combinazione con l’esame digito-rettale al fine di decidere se ricorrere o no a un esame invasivo quale l’agobiopsia prostatica. Ci sono però interessanti novità per quanto riguarda la diagnosi del cancro alla prostata e di riflesso, per quanto riguarda l’eventuale trattamento.
Il PUR (Prostate Urine Risk)
Un team di scienziati della University of East Anglia e del Norfolk and Norwich University Hospital ha sviluppato un test delle urine in grado di prevedere con largo anticipo l’aggressività del carcinoma alla prostata e quindi di permettere di pianificare un trattamento personalizzato. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista BJU International.
Il test (denominato PUR, Prostate Urine Risk) viene letto con metodi di intelligenza artificiale che permettono di esaminare l’attività dei geni presenti nel campione urinario e distinguere se un tumore sarà o no aggressivo.
Per il loro studio, i ricercatori hanno raccolto campioni di urina da 537 uomini e hanno esaminato l’espressione di 167 geni diversi, di cui 35 sono stati identificati come utili indicatori di rischio.
“La cosa veramente sorprendente è che il test ha predetto la progressione della malattia fino a 5 anni prima che fosse rilevato da metodi clinici standard. Inoltre, il test è stato in grado di identificare uomini con una probabilità fino a otto volte inferiore di necessitare di un trattamento entro 5 anni dalla diagnosi”, ha commentato Jeremy Clark, uno degli autori dello studio.
Lo studio mostra che il test PUR potrebbe essere usato non solo per diagnosticare il tumore senza bisogno di una biopsia invasiva, ma anche di identificare il livello di rischio del singolo paziente. Questo significherebbe poter predire se il paziente ha o avrà bisogno di terapie.
“Il test PUR ha un enorme potenziale per trasformare la diagnosi e il trattamento del cancro alla prostata” ha affermato Mark Buzza, della fondazione Movember, che ha finanziato lo studio.