La fistola anale è una patologia di competenza del medico chirurgo proctologo.
È definita in molti modi: fistola sacro-coccigea, fistola perianale, cisti pilonidale. È anche detta sinus pilonidalis oppure cisti sacro-coccigea.
Ha davvero svariati nomi, ma stanno tutti a indicare una sola cosa: si tratta di una lesione che compare in prossimità della zona coccigea, in particolare nella prossimità del canale anale ed è visibile a occhio nudo.
Prevenzione della fistola anale
Parlare di prevenzione del sinus pilonidalis è improprio. La prevenzione, così come la conosciamo, delle diverse malattie, prevede per esempio una corretta alimentazione e uno stile di vita sano, piuttosto che un particolare tipo di igiene. Per quanto riguarda la fistola anale invece, non ci sono indicazioni idonee per prevenire questa lesione.
Si parla più di prevenzione indiretta, nel senso che, una volta riconosciuta per tempo dal proctologo e trattata tempestivamente, possiamo prevenire il rischio di un ascesso e del conseguente peggioramento della condizione del paziente.
Ci teniamo comunque a ricordare che la cisti sacro coccigea non è di per sé pericolosa.
Sinus pilonidalis – Diagnosi
Il sinus pilonidalis è facilmente diagnosticabile. Tendenzialmente l’esame clinico obiettivo è sufficiente per la diagnosi. Il medico proctologo, con la visita riesce subito a individuare una cisti di questo tipo. Si può in caso di dubbio, procedere a un’ecografia, ma solo per avere una certezza maggiore. Di solito basta la semplice visita.
Cause
La fistola anale solitamente è una lesione che insorge nella zona sacro-coccigea a causa dell’inclusione di alcuni peli che si verifica proprio in quella parte del corpo.
Tanto è vero che, nonostante possano soffrire di cisti pilonidali anche le donne, è quella dei giovani maschi la categoria più colpita questo problema.
Quando il pelo si include nella zona sacro-coccigea, si verifica una lesione che va mano a mano ad ascesualizzare.
Sintomi
Non vi sono sintomi particolari se non dolore localizzato nella zona inclusa, soprattutto quando ci sediamo o quando si verifica uno sfregamento nella zona della cisti.
Sinus pilonidalis – Cura
La fistola anale che, come ricordiamo, è anche conosciuta come sinus pilonidalis, viene trattata inizialmente con una cura antibiotica e antinfiammatoria; questo nel momento in cui il medico nota che sta iniziando ad ascesualizzare. In questo modo, tornando al discorso della prevenzione, stiamo cercando di prevenire la fase acuta (come già detto, sull’insorgenza della cisti non è possibile fare prevenzione).
Per curare però definitivamente la fistola anale, è sempre necessario l’intervento chirurgico. In fase acuta e ascesso anale, bisogna procedere sicuramente con la chirurgia.
Fortunatamente rispetto al passato stiamo parlando di chirurgia mininvasiva. Il recupero è velocissimo così come la degenza. Anche la zona trattata chirurgicamente è più circoscritta.
Qualche anno fa, invece, l’intervento era sicuramente più invasivo, la zona trattata chirurgicamente era più vasta con conseguenti cicatrici più evidenti nel post-operatorio. Anche la degenza e le modalità di recupero post-operatorie erano ovviamente più lunghe e fastidiose per il paziente.
La chirurgia mininvasiva è stata un grosso passo avanti in questo senso.
Tecnica EPSIT per trattare le fistole anali
Quando parliamo di chirurgia mini invasiva, non possiamo non citare la tecnica EPSIT (Endoscopic Pilonidal Sinus Treatment). Infatti, proprio grazie a questo tipo di intervento possiamo permetterci di rimuovere chirurgicamente la fistola sacrococcigea senza grossi traumi per il paziente. Inoltre possiamo gestire meglio le eventuali recidive della malattia dopo intervento tradizionale. La fistola. Infatti, può recidivare, ma anche la gestione della recidiva è sicuramente migliorata grazie alla EPSIT. Ma come funziona questa tecnica?
La tecnica EPSIT prevede l’utilizzo di una microcamera che, inserita all’interno della fistola attraverso due piccolissime incisioni, permette all’operatore medico di vedere esattamente l’area da rimuovere. Questa telecamera aiuta quindi il medico a operare solo sulla zona infetta, mentre prima dell’avvento della EPSIT, il chirurgo operava quasi alla cieca rimuovendo anche parti di tessuto sano, con gravi disagi per il paziente. Lo scopo è dunque quello di distruggere e “bonificare” l’area infetta. Vengono anche eliminati tutti gli eventuali e ulteriori peli inclusi che sono spesso causa di recidiva e dell’insorgere del sinus pilonidalis.
L’intervento viene di solito eseguito in anestesia locale, mentre la sedazione viene utilizzata molto raramente da parte dell’anestesista. Prima di procedere con l’intervento con tecnica EPSIT, diciamo qualche minuto prima, viene somministrata anche una piccola dose di antibiotico al paziente.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Unisalus, Centro Medico Polispecialistico di Milano e con il dott. Luca Bordoni che visita privatamente presso il medesimo poliambulatorio.