Myo-inositolo: i benefici per il trattamento della PCOS
Il myo-inositolo è considerato un grande alleato del benessere femminile. In presenza di alterazioni del ciclo mestruale e di scompensi legati all’ovaio policistico, infatti, può contribuire a riportare in equilibrio il sistema riproduttivo e a migliorare la fertilità. Può, inoltre, avere un impatto favorevole sui parametri metabolici e sul sistema endocrino, contribuendo ad alleviare i disturbi legati all’ansia e alla depressione. Basterebbe questa semplice introduzione per intuire il complesso e delicato ruolo che questa molecola svolge sull’organismo. Sempre più spesso presente negli integratori alimentari, il myo-inositolo è stato studiato soprattutto in riferimento alla sindrome dell’ovaio policistico, per cui rappresenta oggi una risposta terapeutica alternativa e sicura. Vediamo più nel dettaglio perché risulta efficace e quali funzioni svolge questa molecola.
PCOS: sintomi e approcci terapeutici
Gli approcci terapeutici alla sindrome dell’ovaio policistico, attualmente, vertono soprattutto sull’utilizzo della pillola e della metformina. Queste terapie sono spesso prescritte dal ginecologo per regolarizzare il ciclo mestruale e per alleviare i sintomi collegati alla PCOS: tra questi spiccano i segni di iperandrogenismo, come l’alopecia, l’irsutismo e la tendenza ad accumulare grasso addominale. Fra i disturbi collegati rientrano anche l’iperinsulinemia e gli squilibri metabolici, così come i disordini di tipo psicologico quali ansia e depressione. Come noto, le terapie citate possono accompagnarsi a un ventaglio diversificato di effetti collaterali, fra cui nausea e disturbi gastrointestinali: anche in considerazione di ciò, la ricerca si è orientata verso approcci alternativi, caratterizzati da un migliore profilo di sicurezza.
Le terapie con myo- e D-chiro-inositolo
Fra gli orientamenti terapeutici più promettenti spicca, come abbiamo visto, il ricorso all’inositolo, al centro di numerosi studi avviati a partire dalla scoperta – nel 1988 – del ruolo rivestito da questi composti nel signaling dell’insulina. Ad agire da mediatori chimici, più nello specifico, sono il myo-inositolo – mediatore del glucosio e dell’ormone follicolo stimolante, l’FSH – e il D-chiro-inositolo, coinvolto nella sintesi degli androgeni e nell’immagazzinamento del glicogeno. Tali ricerche hanno evidenziato come, nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico, la maggiore efficacia si ottenga somministrando myo- e D-chiro-inositolo nel rapporto 40:1: questa proporzione, infatti, garantirebbe i migliori risultati senza compromettere la funzionalità ovarica. Perché? Cerchiamo di capire meglio cosa si nasconde dietro a questo rapporto.
Myo-inositolo e D-chiro-inositolo: come agiscono
Entrando più nello specifico, il D-chiro-inositolo è sintetizzato dal già citato myo-inositolo: questa molecola rappresenta la forma più comune e più importante con cui si presenta in natura questo tipo di composti. La conversione del myo-inositolo in D-chiro avviene a opera dell’epimerasi, un enzima stimolato dall’insulina. Nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico, l’attività di questo enzima risulta aumentata, a causa dell’eccesso di insulina che circola nell’organismo. Di conseguenza, la conversione in D-chiro-inositolo è eccessiva e l’equilibrio fra le due componenti viene alterato perché si manifesta una carenza di myo-inositolo nel fluido follicolare. Alla luce di ciò, si è constatato che il dosaggio già indicato – ovvero, il rapporto 40:1 – risulta efficace per regolarizzare la funzione riproduttiva e per conseguire un aumento della fertilità, così come per riportare in equilibrio la funzione metabolica: in molti casi, le donne con PCOS rivelano alterazioni dei parametri metabolici che a lungo andare possono causare problemi di salute ben più seri. In linea coi trial clinici svolti, tale proporzione è ritenuta ottimale anche per evitare i possibili effetti collaterali derivanti dall’ assunzione di dosaggi eccessivi di D-chiro-inositolo, garantendo una terapia “alternativa” sicura.