Nel prossimo decennio probabilmente rimarranno delusi tutti gli ottimisti che ritengono che la pandemia (più corretto parlare di sindemia) sia come una guerra destinata sperabilmente a non ripetersi.
La sindemia tornerà a ripetersi con il rischio che sia una vera pandemia, cioè una patologia che colpisce con la stessa gravità ognuno di noi (come la peste o il vaiolo).
Cominciamo con il dire che
la sindemia da Covid non sarebbe stata così grave se si fosse manifestata, per esempio, nel 1960.
So che alcuni insorgeranno: ma come? Non si considerano i progressi della medicina e della sanità in generale?
Purtroppo, la sindemia è tale proprio grazie a quei progressi che dovrebbero evitarla. Analizziamo i dati fino a oggi rilasciati dall’ISS. La cosa curiosa è che la media dei decessi (81 anni) è vicinissima all’aspettativa di vita media della popolazione italica (83 anni).
Nel 1960 l’aspettativa di vita media era di 69 anni. L’allungamento della vita dipende da due fattori:
- grazie ai progressi della medicina, oggi sopravvivono per altri 14 anni persone che prima sarebbero morte. Queste persone il più delle volte sono soggette a patologie che sono tamponate fino alla morte consentendo spesso una, comunque, buona qualità della vita.
- Lo stile di vita delle persone è migliorato per cui sono diminuiti i comportamenti non salutistici.
Purtroppo, se si analizzano gli over 60, si scopre che il fattore b conta solo per un 10-15% (per esempio il 37% degli over 65 fuma ancora, il 58% è in sovrappeso, il 50% è iperteso, il 70% non svolge un’attività fisica decente ecc.).
Nel 1960 gran parte delle persone colpite dal Covid sarebbe già morta per altre patologie (le stesse che ora sono tamponate). Con un po’ di calcoli si può stimare che invece di 100.000 morti ce ne sarebbero stati in un anno meno di 20.000, un numero decisamente più gestibile per il sistema sanitario.
Questo numero è destinato poi a ridursi drasticamente se si considera che uno dei maggiori fattori di contagio del Covid è stata la facilità di spostamento delle persone: probabilmente a meno della metà, meno di 10.000 morti da Covid.
Quindi il Covid-19 non è certo peggiore dell’influenza asiatica che nel 1957-1960 fece nel mondo 2 milioni di vittime.
Perché ci saranno nuove (e forse più devastanti pandemie)?
- perché gli spostamenti le favoriranno;
- perché i progressi della medicina manterranno in vita soggetti comunque fragili.
L’unica speranza si basa:
- Sulla volontà dei governi di porre ostacoli (certificati di buona salute, semplici controlli della temperatura negli aeroporti ecc.) a spostamenti non essenziali, anche se questo comporterà perdite nel settore del turismo o dell’economia in generale.
- Sulla volontà dei governi di promuovere un buon stile di vita. Certo che se un ministro della sanità o un presidente dell’ordine dei medici fumano o sono obesi non c’è speranza.
- Un incremento della ricerca sui vaccini per ridurre il tempo di messa in commercio di un nuovo vaccino (a oggi, spesso per problemi burocratici, non inferiore a 12 mesi).
La pandemia si ripeterà in futuro?