Ormai è chiaramente dimostrato che il miglior modo di curare il proprio corpo è essere il primo medico di sé stesso; non a caso, la prevenzione spesso passa attraverso due fattori veramente importanti:
- la capacità del singolo di avere un buon stile di vita, cosa piuttosto difficile se il singolo non ha una decente coscienza medica in grado di scegliere correttamente fra le mille informazioni che arrivano (si veda per esempio la situazione delle vaccinazioni);
- la capacità di dare la giusta importanza a sintomi iniziali; per esempio, molti tumori non si possono “prevenire”, ma si può fare una diagnosi precoce (che salva spesso la vita) grazie a sintomi e segni iniziali a cui il soggetto ha dato la giusta importanza.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o secondo l’acronimo internazionale WHO, World Health Organization) ha pubblicato le prime linee guida sull’autocura (la locuzione inglese è Self Care). Questo concetto è definito come la capacità d’individui o comunità di prevenire e affrontare le malattie con o senza il supporto di un operatore sanitario. L’importanza che l’OMS attribuisce all’autocura sembra essere perfettamente in linea con la convinzione che ognuno dovrebbe essere il primo medico di sé stesso. Non solo, l’autocura è considerata con una parte effettiva del sistema sanitario nazionale di uno Stato.
Non è la prima volta che la locuzione Self care è citata a livello internazionale. Già nel 2013 era stato pubblicato dalla WHO un manuale intitolato Self Care for Health (L’autocura per la salute) che conteneva interessanti considerazioni sulla scelta di vita che ciascun individuo può fare per migliorare il suo stato di salute, dalla dieta, all’esercizio fisico, fino all’aspetto psicologico (che è preso in considerazione parlando di salute emotiva). Tuttavia, con le recenti linee guida, si è cercato di approfondire meglio il concetto di autocura in un recente report di aprile 2019, arrivando anche a parlare di diritto all’autocura, specie per le popolazioni più vulnerabili dei Paesi più poveri del mondo. Per rilevare l’importanza del prendersi cura di sé stessi, l’OMS ha anche deciso di dedicare un intero mese, dal 24 giugno al 24 luglio 2019, all’argomento.
Non è certo facile dare linee guida sull’autocura che siano valide a prescindere dall’area geografica in cui si vive, vista la notevole disparità delle risorse dedicate alla salute nei diversi Stati del mondo: oggi circa quattrocento milioni di persone non hanno accesso ai servizi sanitari essenziali. La situazione è ancora più grave se si considera la condizione femminile: al mondo, sempre secondo l’OMS, circa 214 milioni di donne dei Paesi in via di sviluppo non sono in grado di evitare gravidanze indesiderate, con un numero superiore a venti milioni di aborti praticati in condizioni non sicure per la salute della donna, per non parlare del milione di malattie trasmesse sessualmente ogni giorno.
Per questo motivo, le prime linee guida sull’autocura si concentrano sulla salute sessuale e riproduttiva (self-care interventions for sexual and reproductive health and rights, o SRHR). Questa scelta è motivata, come si legge nel rapporto, dal fatto che, nonostante l’autocura sia importante in tutti gli aspetti della salute, lo è particolarmente per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, dove molte persone non sono in grado di prendere decisioni in autonomia sul proprio corpo o in relazione alla sessualità e alla riproduzione.
Nelle linee guida si consiglia l’utilizzo di contraccettivi o di kit per riconoscere i giorni fertili, lo screening con autotest per il contagio da papilloma da virus umano (HPV) e da altre malattie sessualmente trasmissibili, oltre a tecniche di autogestione per l’aborto sicuro. Si tratta d’interventi che possono essere fatti al di fuori del settore sanitario convenzionale. Lo stesso WHO riconosce che questo report è solo il primo passo e che le linee guida saranno ampliate anche ad altri aspetti della salute degli individui, non legate alla sfera sessuale e riproduttiva.