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Infiammazioni croniche, malattie cardiovascolari e attività fisica

12 novembre 2019 di Claudia Rastelli

infiammazione cronica e attività fisica

Come ormai è assodato da tempo, una regolare attività fisica protegge il sistema cardiovascolare riducendo fattori di rischio quali ipercolesterolemia e ipertensione arteriosa (pressione alta). “Crediamo però che ci siano alcuni fattori di rischio per le malattie cardiovascolari che ancora non sono del tutto compresi”, afferma il dott. Matthias Nahrendorf, del Center for Systems Biology parte del Massachusetts General Hospital. In particolare, Nahrendorf e il suo team di ricercatori hanno voluto comprendere meglio il ruolo dell’infiammazione cronica, la quale contribuisce alla formazione placche aterosclerotiche.

Nahrendorf e i suoi colleghi hanno studiato come l’attività fisica influenzi l’attività del midollo osseo, in particolare le cellule staminali e progenitrici ematopoietiche (HSPC, Hematopoietic Stem and Progenitor Cells). Le HSPC possono trasformarsi in qualsiasi tipo di globulo, compresi i globuli bianchi (leucociti), che promuovono l’infiammazione. Il corpo ha bisogno di leucociti per difendersi dalle infezioni e rimuovere corpi estranei. “Ma quando queste cellule diventano troppo “zelanti”, danno il via a processi infiammatori in zone dell’organismo dove non dovrebbero, comprese le pareti arteriose”, afferma Nahrendorf.

Come spiegato nello studio, pubblicato su Nature Medicine, i ricercatori hanno studiato un gruppo di topi di laboratorio sistemati in gabbie provviste di tapis roulant. Alcuni dei topi correvano fino a sei miglia a notte sulle ruote che giravano. I topi di un secondo gruppo erano invece sistemati in gabbie senza tapis roulant. Dopo sei settimane, i topi che avevano effettuato esercizio fisico avevano significativamente ridotto l’attività delle HSPC e i loro livelli di leucociti infiammatori erano più bassi rispetto a quelli delle altre cavie che praticamente rimanevano inattive durante la giornata.

Nahrendorf spiega che l’esercizio fisico ha indotto i topi a produrre meno leptina, un ormone prodotto dal tessuto adiposo che aiuta a controllare l’appetito e che segnala anche agli HSPC di diventare più attive e aumentare la produzione di leucociti. In due ampi studi, il team ha rilevato alti livelli di leptina e leucociti negli esseri umani sedentari che hanno malattie cardiovascolari legate all’infiammazione cronica.

“Questo studio identifica una nuova connessione molecolare tra esercizio e infiammazione che si svolge nel midollo osseo ed evidenzia un ruolo precedentemente non apprezzato della leptina nella protezione cardiovascolare mediata dall’esercizio”, ha affermato Michelle Olive, PhD, responsabile del programma presso il National Heart, Lung, and Blood Institute Division of Cardiovascular Sciences. “Questo lavoro aggiunge un nuovo pezzo al puzzle di come gli stili di vita sedentari influenzano la salute cardiovascolare e sottolinea l’importanza di seguire le linee guida sull’attività fisica.”

Lo studio ha scoperto che abbassare i livelli dei leucociti grazie all’attività fisica non ha reso i topi attivi vulnerabili alle infezioni. Questo studio sottolinea ancora una volta l’importanza di una regolare attività fisica; inoltre, fa capire che indagare ulteriormente su come l’esercizio fisico riduca l’infiammazione potrebbe portare a nuove strategie per prevenire infarti e ictus. “L’auspicio è che questa ricerca dia origine a nuove terapie per le malattie cardiovascolari partendo da una prospettiva completamente nuova”, afferma Nahrendorf.

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