Cosa significa esattamente “guarito dal Coronavirus“?
Molti si fanno questa domanda alla quale il Consiglio superiore di sanità (CSS), organo di consulenza tecnico-scientifica del Ministero della Salute, risponde con due definizioni tecniche, quella del “paziente clinicamente guarito” e quella del “paziente guarito”.
Ricordiamo brevemente che con infezione da Coronavirus si fa attualmente riferimento alla COVID-19, malattia infettiva causata dall’infezione del virus SARS-CoV-2; a oggi sono 7 i ceppi di Coronavirus che possono infettare l’essere umano (fra questi ricordiamo il SARS-CoV e il MERS-CoV; per ulteriori dettagli si consulti la scheda Coronavirus 2019).
COVID-19 e pazienti clinicamente guariti
In base alla definizione del CSS, può dirsi clinicamente guarito il paziente che, dopo aver manifestato i segni e sintomi associati all’infezione da Coronavirus (COVID-19) ovvero febbre, tosse, mal di gola, dispnea, naso che cola, sensazione di malessere generale (molti hanno lamentato anche ageusia e anosmia – ovvero perdita del gusto e perdita dell’olfatto – e nei casi più gravi polmonite) ed essere risultato infetto in base a opportuni test clinici, torna a essere asintomatico (ovvero privo di segni e sintomi) per risoluzione della sintomatologia clinica presentata.
Va precisato che il paziente clinicamente guarito potrebbe ancora risultare positivo al test per la SARS-CoV-2.
COVID-19 e pazienti guariti
La definizione di paziente guarito è diversa da quella di paziente clinicamente guarito.
I pazienti guariti da COVID-19 sono quelli che oltre a risultare asintomatici, sono anche risultati negativi a due test per la COVID-19 effettuati uno a distanza di 24 ore dall’altro.
Al momento attuale, le nostre autorità sanitaria consigliano gli operatori medici di ripetere il test sui pazienti sintomatici e no, non prima di 7 giorni dalla data di effettuazione del primo test che abbia dato riscontro positivo.
Un “paziente guarito” è quindi un soggetto in cui l’infezione non risulta più rilevabile (tecnicamente si parla di clearance virale; in altri termini il virus è stato eliminato dall’organismo.
In sostanza, il paziente guarito non è tale solo dal punto di vista clinico (ovvero è asintomatico), ma anche da quello virologico (ovvero, il virus non risulta più presente).
L’eventuale comparsa di anticorpi specifici rinforza la nozione di eliminazione del virus e di guarigione clinica e virologica.
Quando la negatività al test è confermata e ripetuta significa che il soggetto ha superato l’infezione da Coronavirus e che non è più fonte di contagio; non si rimane portatori sani del virus. Si ricorda che si definisce portatore sano il soggetto che ospita un microrganismo patogeno senza presentare alcuna sintomatologia morbosa. Il portatore sano, come facilmente si può intuire, ha una notevole importanza dal punto di vista epidemiologico dal momento che un tale soggetto, ignorando la sua condizione, può infettare quelle persone che lo frequentano senza alcuna precauzione.
Di norma, la clearance virale si accompagna alla comparsa di anticorpi specifici IgG per il SARS-CoV-2 prodotti dall’organismo (le IgG, anche immunoglobuline G o gammaglobuline, sono il fulcro della risposta immunitaria secondaria, quella che si verifica allorquando c’è stato un precedente incontro dell’organismo con specifici antigeni); questi anticorpi, come si legge nel documento redatto dalla CSS “hanno un carattere protettivo, ovvero sono in grado di difendere l’organismo da eventuali reinfezioni con lo stesso virus”.
COVID-19: è possibile la reinfezione?
La domanda è legittima; per quanto non si possa dare una risposta sicura al 100% va precisato che gli scienziati sono molto scettici su questo punto; riassumendo quanto riportato sul già citato documento si può affermare che non è escludibile che i casi di reinfezioni possano venire ricondotti a una lunga persistenza del virus nell’organismo e che alla base dell’osservazione possano esserci o una gestione pre-analitica del campione non adeguata oppure un limite di sensibilità del test.
Stando ai dati attuali, sembra ragionevolmente escludibile la possibilità di una rapida insorgenza di mutanti in grado di sfuggire al controllo di un sistema immunitario che è stato in grado di eliminare il SARS-CoV-2.
Terminologia relativa ai sintomi
Sintomatico – Si dice di paziente che presenta uno o più segni e sintomi di malattia.
Paucisintomatico – Si dice di paziente in cui le manifestazioni cliniche sono di poco conto, pressoché insignificanti.
Asintomatico – Si dice di paziente che non presenta né segni né sintomi di malattia.