L’emicrania è una forma di cefalea (o più popolarmente mal di testa), rientra infatti nella categoria delle cosiddette “cefalee primarie”, tra queste, l’emicrania è una forma che si manifesta assai frequentemente; la sua incidenza varia in base al sesso (l’80% dei casi riguarda soggetti di sesso femminile) e all’età (la fascia maggiormente interessata dal disturbo è quella che va dai 20 ai 50 anni).
Per molte persone l’emicrania rappresenta un disturbo invalidante, anche se, fortunatamente, oggi si dispone di vari mezzi per prevenirla o comunque combatterla piuttosto efficacemente limitando molto il disagio che essa può comportare; purtroppo, in diversi soggetti, i trattamenti disponibili non sono sempre del tutto efficaci. Ora però è in arrivo una nuova opzione.
È di poche settimane fa, infatti, la pubblicazione di una ricerca sul New England Journal of Medicine; lo studio è stato presentato anche a Philadelphia, nel corso dell’annuale incontro dell’American Headache Society (AHS); in esso si parla del rimegepant, un principio attivo in attesa dell’approvazione della FDA (Food and Drug Administration).
I ricercatori, guidati da Richard B. Lipton, neurologo all’Albert Einstein College of Medicine di New York, hanno effettuato uno studio in fase 3 in doppio cieco e multicentrico per mettere a confronto l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità di rimegepant 75 mg ODT (Oral Dissolving Tablets) a quella del placebo nel trattamento acuto dell’emicrania. Lipton ha dichiarato:
“Per la prima volta in quasi tre decenni, le persone con emicrania non aiutate dai farmaci esistenti potrebbero avere una nuova opzione di trattamento per trovare sollievo durante gli attacchi“.
Attualmente, molte persone che sono colpite da forti attacchi di emicrania invalidanti assumono triptani, farmacia sicuramente efficaci, ma non con tutti, senza contare che si tratta di farmaci gravati da effetti collaterali non di poco conto; peraltro, sono controindicati nelle persone che sono affette da patologie cardiovascolari o che comunque corrono rischi maggiori di insorgenza di tali malattie.
Adesso però, coloro che non traggono giovamento dall’assunzione di triptani e coloro che non possono assumerli avranno a disposizione una nuova chance; la classe dei gepants, di cui fa appunto parte il rimegepant; si tratta di molecole che intervengono sui recettori di una proteina, detta CGRP (recettore del peptide correlato al gene della calcitonina), implicata nell’insorgenza di emicrania. Nel corso di un attacco di emicrania, la CGRP viene rilasciata e ciò è causa del forte dolore che caratterizza il disturbo; i gepants, bloccando la via CGRP, riducono le sensazioni dolorose e gli altri sintomi correlati all’emicrania.
Lo studio americano ha coinvolto più di 1.000 soggetti affetti da emicrania; i pazienti dovevano assumere una compressa di rimegepant (o di placebo) nel corso di un attacco di emicrania, una volta che il dolore era divenuto moderato o grave.
Prima di assumere la compressa, e nelle 48 ore successive, i partecipanti hanno risposto a quesiti riguardanti il dolore che provavano e i sintomi che recavano loro più fastidioso (fotofobia, nausea, intolleranza al rumore ecc.).
Trascorse due ore dall’assunzione della compressa, circa il 20% dei soggetti nel gruppo che aveva assunto il rimegepant era libero dal dolore; lo stesso accadeva nel 12% del gruppo del placebo; la differenza è stata considerata significativa.
La risoluzione dai sintomi che recavano maggiore fastidio si è verificata in quasi il 38% del gruppo del rimegepant e nel 25% circa nel gruppo del placebo. Gli effetti collaterali registrati sono stati minimi; nessun effetto collaterale relativo all’apparato cardiovascolare è stato registrato.
Lipton ha affermato: “Questi risultati confermano che il meccanismo di azione di Rimegepant, che blocca il pathway CGRP, allevia efficacemente il dolore e i sintomi associati che si verificano durante gli attacchi acuti di emicrania”.