Il diabete mellito (le cui forme principali sono il tipo 1 e il tipo 2) è una patologia metabolica caratterizzata dalla presenza di iperglicemia (livelli di glucosio ematico >110 mg/dL); quest’ultima condizione può essere dovuta a una riduzione della secrezione di insulina da parte dell’organo pancreatico oppure dalla combinazione della riduzione della secrezione insulinica e della resistenza dei tessuti periferici all’insulina.
In questi giorni si è tenuto a Roma l’Italian Diabets Barometer Forum focalizzato soprattutto sul legame fra diabete e malattie cardiovascolari; i dati del rapporto non sono molto incoraggianti. Antonio Nicolucci, direttore del Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology (CORESEARCH) ha spiegato che le patologie cardiovascolari rappresentano le complicanze più frequenti e gravose del diabete. “Già a 2 anni dalla diagnosi 1 persona su 8 ha avuto un evento cardiovascolare maggiore, col passare degli anni la percentuale sale fino ad arrivare al 30% per le persone che hanno il diabete da più di 20 anni. Queste malattie impattano negativamente anche sull’aspettativa di vita delle persone con diabete. Sappiamo da importanti studi che a una diagnosi di diabete posta intorno ai 40 anni si associa a una riduzione dell’aspettativa di vita di 6-7 anni e più del 50% di questa riduzione della aspettativa è legata all’insorgenza di patologie cardio-cerebrovascolari”.
Nicolucci ha altresì ricordato che nel nostro Paese, ogni anno, quasi 100.000 persone muoiono per problemi legati alla presenza del diabete e che circa il 50% delle morti sono attribuibili a disturbi cardio-cerebrovascolari. “un dato estremamente allarmante che deve far aumentare la consapevolezza riguardo il rischio malattie cardiovascolari in persone con diabete”.
Una riflessione
Sfortunatamente, spesso si considera il diabete mellito come una malattia solamente ereditaria; non è così; il diabete mellito di tipo 2, infatti, può colpire tutti a causa di uno scorretto stile di vita. È la forma che può essere controllata e prevenuta con una regolare attività fisica e con la dieta. Non è un caso che molte persone obese presentino il quadro dell’insulino-resistenza: iperinsulinemia e scarso controllo della glicemia. Un tale quadro può evolvere verso il diabete mellito di tipo 2.
Che cosa è necessario fare? È fondamentale innanzitutto una dieta bilanciata che consenta di avere un peso corporeo corretto, senza abusare di carboidrati (una percentuale di carboidrati vicina al 70% è tipica di molte diete) e in secondo luogo un’attività sportiva che aumenti la sensibilità all’insulina, riducendo l’insulinemia a riposo e un calo della risposta insulinemica con assunzione di carboidrati. In sostanza occorre riportare l’organismo in condizioni di efficienza fisica e alimentare per riportare il funzionamento del meccanismo dell’insulina entro la normalità.