Secondo i dati della Croce Rossa Italiana sono più di 60.000 gli italiani che ogni anno vengono colpiti da arresto cardiaco. È fondamentale, quando una persona è vittima di arresto cardiocircolatorio, agire in fretta: ogni minuto che passa aumenta il rischio di morte del 10%, oltre al pericolo concreto di danni cerebrali.
In situazioni come queste è necessario acquisire gli strumenti per riconoscere la defibrillazione precoce, che può salvare la vita di chi è in arresto cardiaco.
Arresto cardiaco e defibrillazione precoce
L’arresto cardiaco è un’alterazione del ritmo cardiaco: il cuore smette di battere in modo corretto e la persona colpita perde conoscenza, smettendo di respirare.
Assenza di respiro, perdita dei sensi e mancanza di battito cardiaco sono i sintomi da cui si riconosce l’arresto cardiaco, che se non individuato immediatamente può portare alla morte.
Quando ci troviamo davanti a una vittima di arresto cardiaco, il successo delle manovre salvavita dipende dal ritmo cardiaco, che si distingue in ritmo defibrillabile e ritmo non defibrillabile.
Il ritmo defibrillabile e il ritmo non defibrillabile
Si parla di ritmo defibrillabile per riferirsi alla fibrillazione ventricolare e alla tachicardia ventricolare senza polso, due tipologie di malfunzionamenti del cuore riconoscibili dai sintomi di cui abbiamo parlato. Si calcola che siano i ritmi iniziali più frequenti negli arresti cardiaci almeno nel 70-90% dei casi e possono essere letali se non si interviene subito. In questi casi, l’unica soluzione è la defibrillazione elettrica, cioè erogare una scossa che faccia ripartire il cuore.
Si parla invece di ritmo non defibrillabile quando non c’è alcuna attività elettrica: è il caso dell’asistolia ventricolare e dell’attività elettrica senza polso (PEA). L’unico modo per salvare il paziente è la rianimazione cardiopolmonare, dato che l’assenza di attività elettrica rende inutile il defibrillatore.
La tempestività è tutto, dal momento che i ritmi defibrillabili possono degenerare rapidamente in ritmi non defibrillabili, il che rende il soccorso più difficoltoso e con meno probabilità di riuscita.
Cosa fare, quindi, nel caso di ritmi defibrillabili? Ecco la procedura da seguire per salvare la vita di una persona colpita da arresto cardiaco.

Sono più di 60.000 gli italiani che ogni anno vengono colpiti da arresto cardiaco.
Fibrillazione precoce, come riconoscerla grazie al defibrillatore
La prima cosa da fare per ripristinare il corretto ritmo cardiaco è utilizzare un defibrillatore, che consente al cuore di riprendere un ritmo regolare, e se necessario ricorrere alle manovre basilari del primo soccorso BLS (Basic Life Support).
Si calcola che l’80% degli arresti cardiocircolatori avvenga lontano da ospedali e luoghi di cura: spesso l’ambulanza, anche se chiamata tempestivamente, potrebbe arrivare troppo tardi. Diventa quindi fondamentale intervenire il prima possibile, imparando a individuare il ritmo defibrillabile precoce.
Come abbiamo detto, per capire se c’è bisogno di una scarica elettrica che faccia ripartire il cuore ci viene in aiuto il defibrillatore, un dispositivo salvavita che è in grado di riconoscere il ritmo defibrillabile senza rischio di errore, permettendo di erogare la scarica che salva la vita del paziente.
I defibrillatori automatici e semiautomatici come i Mindray sono intuitivi e facili da usare: sono infatti progettati per essere utilizzati anche da soccorritori non professionisti.
Grazie ai sensori intelligenti e alle istruzioni vocali che guidano passo passo il soccorritore in tutte le fasi dell’intervento, è possibile intervenire correttamente. Le istruzioni vocali si adattano all’ambiente circostante modulando il volume, guidando il soccorritore in ogni manovra senza anticiparlo o rallentarlo.
È il defibrillatore stesso che, una volta applicate le piastre, analizza il ritmo cardiaco tramite un ECG e solo se si tratta di un ritmo defibrillabile permette di erogare la scarica. Il tutto avviene entro pochi secondi, in modo tale che le probabilità di sopravvivenza della persona soccorsa siano il più elevate possibile.