Gli inibitori della pompa protonica (IPP; la pompa protonica è una proteina responsabile della fase finale della secrezione di acido cloridrico nello stomaco) sono farmaci bloccano la secrezione di acido gastrico (sono detti anche antiacidi); sono farmaci utilizzatissimi (secondo gli ultimi dati, negli USA sono più di 15 milioni coloro che assumono IPP) e vengono prescritti nel trattamento di gastrite, reflusso gastroesofageo e problemi gastrici in generale; tra i principi attivi più noti si ricordano l’omeprazolo, il pantoprazolo e il lansoprazolo.
Che siano efficaci non c’è dubbio, purtroppo, un loro uso sconsiderato e/o prolungato può dar luogo a disturbi molto seri e un nuovo studio, guidato dal dott. Ziyad Al-Aly, della Washington University School of Medicine in St. Louis, e pubblicato sul The British Medical Journal, li associa a un aumentato rischio di morte prematura, cancro dello stomaco e problemi cardiaci.
I ricercatori hanno analizzato i dati sulla salute di più di 200.000 soggetti che facevano un utilizzo prolungato di antiacidi; 157.625 assumevano inibitori della pompa protonica, 56.842 persone, invece, assumevano antistaminici anti H2 (un’altra tipologia di antiacidi).
Esaminando i dati è emerso che esisteva un rischio di morte prematura più elevato (17% circa; studi precedenti avevano riportato addirittura una percentuale ancora più elevata, il 25%) in coloro che assumevano IPP rispetto a chi utilizzava altri tipi di antiacidi.
Il rischio di morte aumentava con la durata del trattamento, anche nei casi di bassi dosaggi di assunzione. La ricerca ha inoltre rilevato che circa la metà dei soggetti non aveva una stretta necessità di assumere gli inibitori di pompa protonica.
Gli IPP venduti come farmaci da banco dovrebbero essere, secondo Al-Aly, più espliciti sui significativi rischi per la salute di coloro che li utilizzano e informare sulla necessità di limitarne la durata di utilizzo che non dovrebbe mai essere troppo lunga. Coloro che acquistano antiacidi da banco dovrebbero sempre prima consultare il proprio medico curante.
Lo studio non vuole sminuire l’utilità degli inibitori della pompa protonica, ma mettere in guardia da un uso sconsiderato e che non rispetta le linee guida per l’utilizzo di questo tipo di medicinali; raramente è consigliabile prolungarne l’utilizzo oltre i due mesi. Già commentando uno studio precedente, Al-Aly aveva dichiarato: «Gli inibitori di pompa protonica salvano delle vite. Se ne avessi bisogno li prenderei assolutamente, ma non li prenderei con disinvoltura se non ne avessi bisogno. E vorrei che il mio medico mi tenesse sotto controllo attentamente e sospendesse la terapia nel momento in cui non ce ne fosse più necessità».
Vale anche la pena ricordare che, in diversi casi, certe condizioni per i quali vengono prescritti gli antiacidi potrebbero essere risolte attraverso un più sano stile di vita, evitando così il ricorso a questa tipologia di farmaci.