Nutri-Score è un modello adottato da vari Paesi europei per valutare la salubrità dei cibi. È stato sviluppato da ricercatori francesi (Università Paris 13) collegati all’Istituto francese per la salute e la ricerca medica (Inserm), all’Istituto nazionale di ricerca agronomica (Inra) e al Conservatorio nazionale di arti e mestieri (Cnam). È stato adottato dalla Francia (ottobre 2017), dal Belgio (aprile 2018), dalla Spagna (novembre 2018), dalla Germania (settembre 2019) e dall’Olanda (novembre 2019).
L’Italia ha preferito adottare un suo sistema, il Nutrinform Battery, un’etichetta con cinque pile stilizzate, all’interno delle quali sono indicati i valori di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale (contenuti in una porzione di prodotto) e le percentuali di ciascuna di queste voci rispetto alle assunzioni di riferimento giornaliere di un adulto medio.
Occorre precisare che il Nutrinform Battery è facoltativo: si prevede non debba essere adottato dai prodotti DOP, IGP e STG in quanto tali regimi di qualità, promossi dall’Unione europea sono riconosciuti dal consumatore grazie al marchio di qualità ivi apposto.
Nutri-Score: una valutazione scientifica
Secondo i ricercatori che l’hanno promosso, essi sarebbero indipendenti da qualsiasi conflitto di interessi. Appare comunque difficile credere che ricercatori non motivati da cause extrascientifiche siano incorsi in un progetto che ha validità scientifica nulla. Valutare salutisticamente un cibo mediante un punteggio da 1 a 5 (lettere da A a E) è un’operazione talmente semplicistica che appare incredibile sia attribuibile a ricercatori o presunti tali.
I ricercatori hanno anche scritto una lunga lettera a difesa del loro operato; citiamo solo i due punti più importanti:
- il Nutri-Score è supportato da basi scientifiche estremamente solide (più di 40 studi pubblicati);
- il logo potrebbe essere associato, in Francia, a una riduzione della mortalità per malattie croniche legate alla nutrizione di circa il 3,4%.
Non si discutono i 40 studi pubblicati, ma il goffo tentativo di sintetizzarli semplicisticamente in cinque colori. Alcuni siti italiani (come Il fatto alimentare e Altroconsumo) hanno difeso il Nutri-Score, mancando completamente di spirito critico. Non è necessario leggere la lunga lettera difensiva dei ricercatori francesi, bocciati da due fatti che la ricerca non può ignorare.
- Ogni informazione scientifica si deve basare su numeri, la cui assenza vanifica ogni conclusione (l’innumerismo è uno dei mali culturali della nostra società). Dire che il parmigiano non è di classe A perché è troppo calorico o ha troppo sale vuol dire fare un discorso qualitativo. L’errore di quantificazione è stato sempre bocciato dagli scienziati con il classico esempio “il mirtillo fa bene alla vista -> sei cieco? -> prendi il mirtillo!”. In altri termini, giudicare un cibo prescindendo dalla quantità assunta è semplicemente ridicolo.
- La semplificazione è sempre stata nemica della scienza perché è banale trovare delle eccezioni. Una molto comica è la seguente: il signor Macron va al supermercato e legge tutti i Nutri-Score che trova; essendo ipocondriaco, sceglie solo prodotti verdi: finocchi, arance, acqua minerale ecc. Dovrebbe avere una salute perfetta, peccato che così se la stia rovinando e metta a rischio la sua vita, zero proteine, pochissimi grassi ecc. I sostenitori del Nutri-Score s’infuriano e sostengono il solito “ma che c’entra? – tipico di chi non sa rispondere a gravi eccezioni -, lo sanno tutti che si dovrebbe mangiare un po’ di carne o dei legumi, magari del parmigiano ecc.”. Ma se lo sanno tutti, il Nutri-Score a che serve?
Il secondo punto usa il trucco delle percentuali relative. Le malattie croniche legate all’alimentazione riguardano soprattutto l’assunzione di troppe calorie e ciò è già evidenziato nell’etichetta nutrizionale (al più i colori potevano suddividere i cibi in base alla loro densità calorica, almeno questo era scientificamente esatto). Anche ammesso che le malattie croniche legate all’alimentazione (i ricercatori francesi parlano di “malattie croniche”) siano il 10% di quelle che causano i decessi, il 3,4% vuol dire che si salverebbero 3 persone su 1.000. Se poi ci mettiamo il condizionale, questo numero è destinato a diminuire ancora. Il motivo? Lo stesso del “fumo uccide” sui pacchetti di sigarette. La gente fuma lo stesso e chi smette non lo fa certo per quella scritta, ma per i danni che “vede” con i propri occhi. Nel caso del Nutri-Score questa evidenza è ancora meno chiara.
Non si avrebbe un maggior risultato facendo dei corsi di alimentazione alla popolazione? Insegnando nutrizione nelle scuole dell’obbligo?
Nutri-Score: una valutazione culturale
Il punto è proprio questo: nella popolazione la coscienza alimentare è così bassa che si dovrebbe aumentare la cultura alimentare non considerare il cittadino un cretino educato con un semaforo a cinque colori.
Con il Nutri-Score si diffonderanno molte fake news del tipo “il cibo X fa male”, “il cibo X è meglio del cibo Y”, affermazioni semplicistiche, approssimative e non vere che commettono il classico errore d’autorità: “l’ha detto la televisione è vero!”, “l’ho letto sul giornale è vero!” sostituiti da “lo dice il Nutri-Score è vero!”.
Nutri-Score: una valutazione politica
Gli avversari italiani del Nutri-Score hanno affermato senza mezzi termini che è una mossa per danneggiare il made in Italy. Non si può affermare con certezza che ciò sia vero perché, come visto, potrebbe essere solo il delirio di onnipotenza di ricercatori francesi in cerca di gloria.
In ogni caso, dopo la Brexit, appare comico che si sia usato l’inglese per denominare la geniale ricetta francese.
Appare comunque chiaro che chi pensa che l’Europa sia sopra gli interessi nazionali o è ingenuo o è in malafede. Senza unione politica, è ovvio che ogni Paese tiri l’acqua al suo mulino e anche i Paesi che combattono il sovranismo sono i primi a esserlo e parlano di Unione europea solo quando sono loro a comandare.