In molti Paesi di Asia, Africa e Oceania è una scelta comune mettere nel piatto gli insetti cucinati: ragni, larve, grilli, cicale e cavallette fanno parte dell’alimentazione quotidiana di molti popoli. Recentemente, l’interesse verso questa scelta, chiamata entomofagia (dalle parole in greco éntomos, insetto e phăgein, mangiare), è cresciuto anche nei Paesi occidentali, dove culturalmente è assai poco convenzionale, anche se proprio dal primo gennaio 2018 il consumo d’insetti è stato dichiarato legale anche nella comunità Europea.
Non si tratta solo di una moda eccentrica: secondo i fautori di questa scelta si tratterebbe di una soluzione al problema della fame e una risposta sostenibile alla crescente richiesta di cibo dell’umanità.
In Italia è nato il MAIC, in altre parole il Modello Italiano di Allevamento di Insetti Commestibili. Si tratta di un progetto condotto dall’Università degli studi di Milano, da quella di Torino e dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie. Lo scopo del progetto è di stabilire le linee guida per l’allevamento a scopo alimentare dell’insetto Acheta domesticus, il grillo domestico o grillo del focolare, studiandone anche gli aspetti igienico-sanitari e riguardanti la sicurezza alimentare.
Secondo i fautori dell’entomofagia, l’allevamento e il consumo degli insetti è sostenibile ed è una fonte di proteine animali a basso impatto ambientale. Resta da vedere se queste considerazioni riusciranno a scalfire la diffidenza o addirittura il disgusto dei consumatori italiani.