Certo che cadono le braccia quando su Cristiano Ronaldo si legge “va bene il talento e il dono divino, ma qui di mezzo c’è dell’altro. Molto altro”. Poi l’articolo continua svelando che c’è un grande fattore che aiuta CR7: il sole, la luce solare e quindi la vitamina D (che è perlopiù sintetizzata dal nostro organismo, attraverso l’assorbimento dei raggi del sole attraverso la pelle) che aiutando il sistema immunitario allungherebbe la vita atletica del fuoriclasse.
Addirittura, la vitamina D farebbe miracoli e il giornalista continua dicendo che in Brasile tale dott. Coimbra, “noto neurologo di fama mondiale” (a dire il vero su Pubmed risultano solo due pubblicazioni, dove il dottore fra l’altro non figura come ricercatore principale, una del 2013 e una del 2015) starebbe curando centinaia di pazienti colpiti da sclerosi multipla proprio con alte dosi di vitamina D (per chi non lo sapesse, la valutazione attuale della sclerosi multipla è che sia una patologia a eziologia multifattoriale, tanto che esiste anche una tipologia benigna, accanto ad altre forme devastanti; insomma, il caso classico dove le medicine alternative possono gridare a “guarigioni” miracolose).
Ovviamente, la vitamina D, come moltissime altre sostanze ha effetti benefici, ma sostenere che allunga la carriera atletica è per lo meno ottimistico, visto che, se fosse vero, le malattie autoimmuni colpirebbero con incidenza molto maggiore i popoli che godono di poca luce solare. Cosa che non è. Che senso avrebbe vaccinare contro l’influenza? Visto che ci sono soggetti che in vita loro non hanno mai fatto un’influenza grazie a un potentissimo sistema immunitario, perché non rimpinzare la popolazione di vitamina D, fra l’altro meno costosa dei classici vaccini?
Se Ronaldo avesse sbagliato il rigore del 3 a 0 contro l’Atletico e la squadra spagnola avesse vinto ai supplementari o ai rigori, lo stesso giornalista avrebbe confezionato un bell’articolo dal titolo “A Ronaldo troppo sole fa male!”.