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Le razze non esistono? Genetica e antropologia

19 marzo 2019 di Roberto Albanesi

Se cercate in Rete la stringa “le razze non esistono” troverete molte pagine, l’80% delle quali riportano la tesi genetista secondo la quale le razze non esisterebbero. In molti casi la matrice politica delle pagine è chiara: tendendo all’integrazione senza se e senza ma, è ovvio che il primo punto da smontare è il concetto di razza.

Come vedremo, non è la strada migliore per risolvere il problema del razzismo, ma vediamo prima come stanno scientificamente le cose. Ci rifacciamo a un comunicato del 2018 dell’Associazione Genetisti Italiani che vorrebbe che non si usasse più la parola “razza”.

Chi legge il comunicato dovrebbe razionalmente capire come sia contraddittoria la proposta dell’Associazione Genetica Italiana che è caduta nello stesso errore che vorrebbe evitare: “Proporre iniziative in favore di questo o quel gruppo di cittadini individuati su base razziale, non solo non ha senso dal punto di vista biologico, ma soprattutto si pone in evidente contrasto con la Costituzione”.

Come può un cittadino essere “individuato su base razziale” se le razze non esistono? Un po’ come se io dicessi che i fagiani non esistono e poi volessi vietare la caccia al fagiano.

  1. Secondo i genetisti, la parola razza è ambigua. Vero. Del resto nella scienza ci sono moltissimi termini “ambigui”. In fisica il concetto di posizione. La meccanica quantistica ci insegna che la posizione (o la velocità) di una particella non può essere conosciuta in modo esatto. Ma sarebbe risibile che un fisico ci dicesse che l’espressione “l’auto va a 30 km/h” è errata!
  2. Il documento dei genetisti mostra anche una certa ignoranza scientifica in altri campi; si citano due motivi per escludere che le razze esistano, il primo è storico: “dal Settecento in poi sono stati proposti decine di cataloghi razziali umani, comprendenti da 2 a 200 razze, e ognuno in conflitto con tutti gli altri. Gli astronomi sono d’accordo su quali e quanti siano i pianeti del sistema solare, i chimici sono d’accordo su quali e quanti siano gli elementi. Come ha sottolineato Frank Livingstone (On the nonexistence of human races, Current Anthropology 3:279-281, 1962) che invece nessuno sappia dire quali e quante siano le razze umane dimostra che attraverso il concetto di razza non si riesce a comprendere la nostra diversità biologica”. Innanzitutto, gli astronomi non concordano su quanti sono i pianeti (vedasi il caso di Plutone e di altri pianeti nani che via via sono scoperti, scoperte evidentemente ignote ai genetisti). Analogamente, i chimici continuano a scoprire nuovi elementi e la tavola di Mendeleev continua a espandersi. Nel mondo canino, le “razze” continuano a moltiplicarsi ecc. Non sapere identificare tutti i pianeti del sistema solare non vuol dire che non esistono!
  3. Secondo i genetisti, il secondo motivo per escludere che nell’uomo esistano razze biologiche sarebbe genetico. Lo studio dei genomi ci dice che ciascuno di noi condivide con qualunque sconosciuto il 99,9% del suo DNA. Vero, ma qui c’è un errore razionale, sposando la tesi che di razza dà il fascismo e il famoso manifesto della razza (1938): il manifesto, interpretato modernamente e geneticamente, ci direbbe che la razza sarebbe quella parte della popolazione che ha un genoma nettamente differente dalle altre. Per esempio, in Brasile, nazione della mescolanza etnica per eccellenza, una ricerca ha mostrato che persone “bianche” avevano il 33% di geni amerindi e il 28% di geni africani. In realtà, da un punto di vista razionale, il concetto di razza potrebbe essere associato alla presenza o all’assenza di determinati geni (vedasi molte patologie su base genetica), senza che sia necessario che ci sia un grande insieme di geni coincidenti.
  4. Alla fine, accennando alla Costituzione, lo stesso documento non può fare a meno di esternare il fine dello stesso che è dichiaratamente (e anche plausibilmente) politico. Il termine razza può avere implicazioni razziali. Vero. Per questo, come vedremo, non usarlo è il modo peggiore per favorire il razzismo.

Le razze quindi esistono o non esistono? Ripartiamo dal punto 4. Ormai è evidente che per certi raggruppamenti della popolazione la genetica ha mostrato che il termine “razza” è scorretto: si parla di nazionalità, di etnia, di religione, di orientamento sessuale. Non esistono la razza italiana, la razza apache, la razza cristiana, la razza omosessuale. Così in un questionario si può chiedere la nazionalità o l’etnia (nelle popolazioni multietniche).

le razze umane non esistono?

Scopriamo il modo corretto di usare il termine razza e il suo rapporto con il tragico fenomeno del razzismo

Lo stesso punto 4 ci dice però che il DNA degli umani non è uguale al 100%, il che comporta una definizione di razza scientificamente corretta:

la razza è una suddivisione arbitraria della popolazione secondo un carattere ben definito e sufficientemente stabile.

Questa definizione può avere risvolti genetici o, più spesso, antropologici. L’uso del termine è poi equivalente ad altri che si usano per essere più “politicamente corretti”, ma è del tutto un sinonimo. In inglese si usa “black people”; se eliminiamo il termine “razza nera” perché ci urta, eliminiamo anche “people”?

Si deve anche notare il termine “stabile”; si potrebbe parlare anche di razza dei poveri e razza dei ricchi, ma la classe sociale non è qualcosa di stabile (il ricco che perde tutto diventa povero e il povero che vince alla lotteria diventa ricco), per cui il termine non si usa.

Quando si tende a usare il termine razza? Quando non ci sono altre informazioni che rendano più definito il soggetto o il gruppo. Nell’antropologia forense, si parla di razza quando non si può indicare in modo corretto e preciso l’insieme a cui si fa riferimento. Per esempio, la polizia che ha la descrizione di un sospetto lo indicherà per esempio come “soggetto di razza bianca” perché non ha informazioni sulla nazionalità (italiano, statunitense ecc.), sull’etnia ecc.

Ovviamente, per ogni suddivisone di tipo (1) è possibile coniare un sinonimo, come per esempio si fa con “operatore ecologico” per identificare il netturbino. Ipocrisia a parte, la sostanza non cambia. Inoltre, spesso il sinonimo non è usato correttamente. Per esempio, quando si parla di razza bianca, nera, gialla ecc. [definizione scientificamente corretta in base alla (1), il carattere definito è il colore della pelle], sostituire razza con fototipo è scorretto perché il fototipo non è legato al colore della pelle, ma alla qualità e sulla quantità di melanina presente in condizioni basali nella pelle.

Infine, se si cerca in Google la stringa “vitamina D razza” si trovano ben 430.000 occorrenze, moltissime delle quali di prestigiosi ospedali, università ecc.

Razza e razzismo

Se le espressioni razza bianca, nera, gialla ecc. sono razionalmente e linguisticamente corrette, perché negare il termine “razza” sarebbe un clamoroso assist alle tesi dei razzisti? Perché i razzisti usano il termine per sottolineare una presunta “superiorità” di una razza rispetto a un’altra: è questa superiorità che si deve abbattere, non il termine razza.

Chiunque abbia le basi della psicologia dovrebbe sapere che il negazionismo (dal negare l’Olocausto al negare l’esistenza della mafia), provoca una difesa per risentimento da parte di chi è parte in causa (gli ebrei o i cittadini onesti). Analogamente, negare l’esistenza della razza bianca, nera ecc. è il miglior modo di accendere la miccia dell’odio in coloro che vorrebbero sostenere la supremazia di questa o quella razza, siano essi del Ku Klux Klan o delle Pantere Nere.

Curioso poi il fatto che, per esempio, una locuzione come “difendere le radici cristiane del nostro Paese” non sia tacciata di razzismo, mentre “difendere la razza bianca” sì! Entrambe le espressioni sono da condannare perché di fatto, implicitamente o no, danno per scontato una qualche superiorità di un certo modo di vivere rispetto a un altro.

Il razzismo si sconfigge facendo capire alla gente che l’unico modo di essere a posto con la propria coscienza non è quello di essere italiani, cristiani, arabi, islamici, ebrei, bianchi, neri o gialli, ma di essere semplicemente “cittadini del mondo”.

 

Per approfondire: Il razzismo

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