L’analisi dei dati degli ultimi tre decenni mostra chiaramente una correlazione fra il fenomeno del terrorismo e quello della globalizzazione
L’assurdo massacro in Nuova Zelanda ha generato un mare di commenti di condanna, alcuni dei quali hanno cercato anche di indicare soluzioni al problema, altri di capirne le motivazioni ecc. Non risulta che sia stata invece evidenziata la correlazione fra globalizzazione e aumento del terrorismo.
Ai tempi della guerra fredda e del pericolo nucleare (oggi, checché se ne dica, decisamente ridimensionato) il terrorismo era solo interno (vedasi Brigate Rosse o terrorismo di destra in Italia), aveva radici politiche e il termine “razzismo” sarebbe stato fuorviante nell’analisi di quel terrorismo.
Con la globalizzazione tutto è cambiato e c’è stata una sanguinosissima impennata del terrorismo motivato dall’odio razziale e religioso. Il motivo: la globalizzazione ha negato quel separatismo che è fondamentale per la convivenza pacifica di gruppi. Se per il gruppo A, X è un diritto, mentre per il gruppo B è un delitto, appare ovvia l’incompatibilità dei due gruppi.
Purtroppo, i fautori dell’integrazione a tutti i costi, oltre a non conoscere la storia (negli USA sono 150 anni che il razzismo dovrebbe essere stato estirpato, ma l’uguaglianza fra bianchi e neri è ancora tutta da dimostrare), non si rendono conto che il contatto fra gruppi incompatibili, accende quella miccia di integralisti che è presente nei due gruppi. Appare ingenuo pensare che, se gli integralisti fanatici sono una minoranza, si possano estirpare democraticamente; anzi, probabilmente non più dell’1% della popolazione è integralista (che si tratti di islamici, di suprematisti ecc. poco conta): il problema è che attraverso i canali democratici quell’1% non conta nulla (per cui non serve metterli “fuori legge” nel timore che possano prendere “democraticamente” il potere), e, rendendosi conto di non poter crescere nella popolazione, è più portato all’eversione, al terrorismo sanguinario.
Non è quindi continuando a cercare un’integrazione che potrebbe richiedere generazioni per attuarsi che si può sconfiggere il terrorismo, quando cercando di omogeneizzare la società, allontanando da essa quelli che a tutti i costi si dimostrano incompatibili; che senso ha parlare di integrazione quando si creano “comunità”, un concetto che già di per sé è la negazione della volontà di fondersi con la società in cui si vive?
Per approfondire: Il separatismo