A partire dal 6 maggio, gli astronauti che si trovano sulla ISS (Stazione Spaziale Internazionale) hanno iniziato a effettuare test su un innovativo bioreattore a base di alghe allo scopo di valutare le sue potenzialità (rifornimento di ossigeno e di biomassa commestibile) per future missioni spaziali di lunga durata che richiedono più rifornimenti di quanto un veicolo spaziale sia in grado di trasportare.
L’avveniristico bioreattore, chiamato Photobioreactor, rappresenta un passo in avanti importante per la creazione di un sistema di supporto vitale a circuito chiuso, che potrebbe essere un giorno in grado di sopperire a varie esigenze degli astronauti che potrebbero essere riforniti in autonomia, senza bisogno di carichi in arrivo dal pianeta Terra.
Il Photobioreactor impiega le alghe per convertire, tramite la fotosintesi, l’anidride carbonica che viene esalata dagli astronauti in ossigeno e biomasse combustibili; il macchinario verrà impiegato in combinazione con il sistema di riciclaggio dell’aria, l’ACLS (Advanced Closed Loop System).
In pratica, il sistema ACLS estrarrà metano e acqua dall’anidride carbonica presente a bordo del veicolo spaziale e il bioreattore, grazie alle alghe di cui è costituito, utilizzerà l’anidride carbonica restante per generare ossigeno, creando quindi una soluzione ibrida denominata PBR@ACLS.
Il team leader dell’esperimento con il fotobioreattore, Oliver Angerer, ha dichiarato: “Con la prima dimostrazione dell’approccio ibrido, siamo in prima linea per quanto riguarda il futuro dei sistemi di supporto alla vita. Certamente, l’uso di questi sistemi è interessante soprattutto per le stazioni planetarie o per missioni molto lunghe, ma queste tecnologie non saranno disponibili se non si gettano oggi le basi per realizzarle”.
Le alghe coltivate sono le Chlorella vulgaris; secondo i ricercatori, le alghe, grazie al loro elevato tenore proteico, potrebbero sostituire circa il 30% del quantitativo di cibo necessario a un astronauta.