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Attenuanti per aver ucciso la compagna perché “deluso e disperato”

15 marzo 2019 di Roberto Albanesi

Il tribunale di Genova ha ridotto a 16 gli anni di carcere dai 30 richiesti dal pubblico ministero all’ecuadoriano (o ecuadoregno, termine meno preferito dai normali dizionari e dalla ricerca in Google) che uccise la compagna con molte coltellate al petto, dopo aver scoperto che non aveva lasciato l’amante come promesso. Poiché la sentenza è simile a quella della Corte di appello di Bologna, ci si deve chiedere se esista una corrente maschilista della magistratura che tende a produrre tali sentenze choc, fra l’altro, secondo illustri giuristi, in aperto contrasto con il diritto positivo, cioè con le norme vigenti.

La sentenza mostra ancora una volta come la legge non sia del tutto oggettiva e che i giudici possono giudicare in preda a “tempeste emotive” che fanno danni sociali incalcolabili (in questo caso la vittima viene giudicata, dal punto di vista legale, coma parzialmente colpevole).

Nonostante queste considerazioni, probabilmente non esiste una corrente maschilista della magistratura, ma semplicemente giudici che giudicano come una parte dell’opinione pubblica, opinione pubblica che non riesce a rigettare due fattori fondamentali alla base dei femminicidi:

  • il concetto di romanticismo, ancora oggi accettato addirittura positivamente da donne e uomini che proclamano il loro amore con frasi insulse del tipo “senza di te non posso vivere”. Ovvio che se X ha accettato questa posizione e poi lascia Y, Y si senta “giustificato” ad agire contro chi non ha rispettato il “patto romantico”.
  • Il concetto cattolico del “fin che morte non vi separi nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia”. Ovvio che se X si sposa in chiesa e accetta questa promessa e poi lascia Y, Y si si senta “giustificato” ad agire contro chi non ha rispettato il “patto cristiano”.

In altri termini, è inutile sperare che i femminicidi cessino sperando che gli uomini diventino più buoni, se non si abbattono le giustificazioni che li inducono a essere cattivi!

 

Per approfondire: Il femminicidio: i dati in Italia – La violenza sulle donne

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