Una delle cose che le famiglie tendono a guardare maggiormente quando organizzano una vacanza è se nella meta turistica dove intendono andare vi sono luoghi all’aperto in cui far divertire i propri figli. E ciò vale ancora di più quando si tratta di bambini disabili, poiché sono davvero pochi in Italia i parchi cosiddetti inclusivi con all’interno la presenza di rampe, diverse tipologie di montascale, percorsi sensoriali e così via.
Secondo le attendibili stime del sito web “Parchi per Tutti” (ormai uno dei principali punti di riferimento del settore), oggi, le aree gioco italiane che hanno installato unicamente altalene per utenti in carrozzina sono 445 circa e solo altre 60 circa possono dirsi davvero inclusive (neanche l’1% del totale).
Certo, la sensibilità, anche della politica, di fronte a tematiche di questo genere è aumentata e sicuramente dei passi avanti rispetto agli anni passati sono stati fatti. Tuttavia, il problema non si può certamente ritenere risolto.
Troppo spesso, i Comuni piuttosto che adattare i parchi già esistenti con strutture utilizzabili da tutti, allestirne di nuovi o riqualificare quelli vecchi e abbandonati in tal senso, scelgono di fare altri tipi di investimenti.
Eppure, appare evidente quanto la realizzazione di progetti per migliorare l’accessibilità anche dei luoghi adibiti ad attività ludiche sia una delle soluzioni più intelligenti da intraprendere per ampliare notevolmente l’offerta turistica. Ecco allora qualche consiglio pratico.
Raggiungibilità
Potrebbe sembrare qualcosa di estremamente scontato, in realtà però non è affatto così e sono diversi i fattori che possono rendere davvero difficile la vita di chi vorrebbe semplicemente recarsi in un parco inclusivo con il proprio figlio.
In primis essendo queste aree in numero davvero ridotto, quasi sempre per raggiungere quella più vicina occorrerebbe fare troppi km. Ma anche nel raro caso in cui si fosse più o meno nella stessa zona e non occorressero, di conseguenza, troppo tempo e soldi per arrivare a destinazione, non è detto che il genitore in questione abbia a disposizione un veicolo proprio. Quindi, devono assolutamente essere messi a disposizione mezzi pubblici idonei al trasporto di disabili.
Inoltre, non sarebbe affatto male riuscire ad aumentare il numero delle corse, definendo degli orari precisi, così da agevolare gli spostamenti da e verso questi luoghi.

Sono davvero pochi in Italia i parchi cosiddetti inclusivi con all’interno la presenza di rampe, montascale, percorsi sensoriali e così via.
Superare le barriere architettoniche, e non solo
Per rendere una località davvero ospitale anche per i più piccoli con problemi di disabilità, è fondamentale abbattere all’interno dei parchi le barriere architettoniche, attraverso:
- ingresso e accesso ai giochi (castelli, scivoli, torri, ecc.) facilitati, come anticipato, con rampe e montascale da esterno al posto di gradini e scale;
- presenza di altalene e giostre girevoli alternative con pedane spaziose;
- percorsi e impianti (per esempio i tunnel) più ampi e con sufficiente margine di manovra.
Inoltre, bisognerebbe aggiungere anche:
- giochi a molle muniti di protezioni posteriori e laterali che sostengono i bimbi con difficoltà motorie;
- altalene a rete dove ci si possa sdraiare;
- pannelli sensoriali disposti a un’altezza adeguata, così da poter essere raggiunti da chiunque;
- giochi fruibili da seduti (come le sabbiere o le piste per biglie e/o automobiline);
- informazioni in Braille e piste guidate per non vedenti o ipovedenti.
- No alle separazioni (quando possibile)
Non c’è cosa peggiore che dare la possibilità ai piccoli disabili di divertirsi, ma relegarl in disparte rispetto agli altri bambini. In questo modo, non si fa altro che rafforzare il concetto di diversità come esclusione invece che come inclusione e fonte di ricchezza.
I bambini devono poter giocare tutti insieme e, se proprio non è possibile, devono almeno esserci gli stessi giochi ripetuti con caratteristiche di mobilità differenti in modo da far svagare entrambi allo stesso modo.
Quando tutti i comuni italiani seguiranno questi pochi accorgimenti, potremmo finalmente dire di vivere in un’Italia che offre i parchi più belli di sempre, perché luoghi, non semplicemente colorati e dalle forme variegate, ma accoglienti. Un’Italia che ha a cuore la felicità di ogni singolo bambino, sia esso capace di correre, in carrozzina, ipovedente, con disabilità motoria lieve o iperattivo. Un’Italia che ci tiene a insegnare fin dalla tenera età il valore dell’uguaglianza di diritto nella diversità.
D’altronde il diritto al gioco per tutti i bambini è stato sancito anche dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Unicef nei due commi dell’articolo 31:
- Comma 1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale e artistica.
- Comma 2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.
Dunque, cosa stiamo aspettando ad applicare la legge?