Probabilmente capita a tutti di chiedersi quali siano i fattori legati alla possibilità di vivere a lungo. Una recente ricerca sembrerebbe inserire fra i fattori importanti per la longevità anche l’ottimismo. Ma come stanno veramente le cose?
La ricerca in questione è stata pubblicata dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences circa un mese fa e indica come vi sia una correlazione fra il fatto di essere ottimisti e la possibilità di vivere a lungo.
La ricerca ha ricavato queste correlazioni a partire da dati derivanti da due differenti gruppi di studio. Uno comprendente quasi 70.000 donne con età media di 70 anni e l’altro comprensivo di circa 1.400 uomini con età media di 62. Questi due gruppi sono stati seguiti per un periodo di tempo variabile fra 10 e 30 anni, per poter rilevare effettivamente i decessi e quindi la mortalità.
Per poter rilevare invece i livelli di ottimismo, definito nello studio come “l’attributo psicologico caratterizzato dall’aspettativa che accadranno cose positive o comunque la convinzione che il futuro sarà favorevole in funzione della possibilità dell’individuo di controllare importanti risultati”, è stato indagato attraverso la somministrazione di un questionario che veniva inviato per e-mail e auto-compilato dai partecipanti allo studio. Il punteggio ottenuto ha permesso di ripartire tali gruppi in 4 o 5 sottoinsiemi in base ai livelli di ottimismo e mettere a confronto questi sottoinsiemi per vedere se vi fosse differenza fra il numero di persone che raggiungevano e superavano l’età soglia di 85 anni.
Effettivamente dai risultati dello studio emerge che i soggetti a cui era stato assegnato un punteggio di ottimismo più elevato avevano, rispetto ai soggetti nel sottoinsieme con i livelli di ottimismo più bassi, un’aspettativa di vita superiore dell’8,7% nelle donne e del 9,8% negli uomini, anche al netto di aggiustamenti statistici per mitigare l’effetto dei fattori socio-economici (per esempio reddito, livello di istruzione ecc.), comportamentali (abitudine al fumo, consumo di alcolici, attività fisica, dieta e BMI) e patologici (ipercolesterolemia, ipertensione, diabete di tipo 2, depressione ecc.) che sarebbero associati al fatto di risultare ottimisti e quindi mascherare le vere cause di tale correlazione (per esempio se un soggetto è molto malato potrebbe morire prima e, sempre in funzione della malattia, risultare poco ottimista) quindi, apparentemente, l’ottimismo agirebbe come fattore indipendente sull’aspettativa di vita.
Come l’ottimismo possa agire di per sé sulla longevità è invece molto meno chiaro dalla ricerca che infatti si limita a mettere in evidenza questa correlazione (da tenere a mente è sicuramente anche il fatto che la rilevazione del livello di ottimismo è stata effettuata con UNA sola rilevazione. Limiti di questo tipo sono frequenti in studi come questo in cui si seguono decine di migliaia di soggetti). Nella parte finale della ricerca viene indicato come gli individui ottimisti tendano a fissare obiettivi e impiegare risorse per raggiungerli, con la conseguenza di sviluppare più facilmente corrette abitudini di vita e resistenza nei confronti di attività non salutari, ridimensionando gli obiettivi che si mostrino irrealizzabili, infatti qualora sorgano delle difficoltà gli individui ottimisti sarebbero più propensi a gestire le emozioni, reinquadrando il problema come una sfida, più che come una minaccia.
A fronte di queste considerazioni, sicuramente interessanti e che rimandano a concetti quali la forza di volontà anevrotica e la saggezza, occorre però non commettere l’errore di prendere un’attitudine comportamentale dai contorni vaghi e generali (l’ottimismo per l’appunto) e sovrastimarlo relativamente al suo impatto sulla salute (magari come alibi che consenta di evitare di dare il giusto peso a comportamenti notoriamente impattanti, ma che implicano impegno, quali per esempio il mantenere un peso corretto e fare attività sportiva).
Uno stile di vita corretto, che consenta di vivere bene e a lungo, implementa anche la psicologia del soggetto ed è ragionevole ipotizzare l’impatto di una visione positiva della vita, ma supporre che basti pensare che le cose andranno bene per guadagnare anni di vita è… ottimistico!
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