Lavorare stanca scriveva Cesare Pavese, uno dei più grandi autori del Novecento, e la gran parte di noi è sicuramente d’accordo, specialmente coloro che lavorano più ore del normale; secondo alcuni ricercatori dell’università di Angers e dell’Istituto Nazionale Francese di Salute e Ricerca Medica, però, c’è ben più della stanchezza di cui preoccuparsi; secondo il loro studio, infatti, i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Stroke, le persone che lavorano troppo hanno un rischio notevolmente aumentato di andare incontro a un ictus.
In particolare, sostengono gli studiosi, il rischio aumenta del 29% se si superano le dieci ore lavorative al giorno per 50 giorni all’anno; se lo si fa da dieci anni o più il rischio è addirittura maggiore del 45%.
Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi hanno preso in esame diversi dati fra cui età, abitudine al fumo, ore lavorative settimanali relativi a una popolazione di circa 143.000 soggetti; poco meno di un terzo di questi lavorava molte ore; il 10% di questi ha lavorato moltissimo per 10 anni o più. 1.224 erano stati colpiti da un ictus.
Alexis Descatha, l’autore principale della ricerca ha dichiarato: “Come medico, consiglierò ai miei pazienti di lavorare in modo più efficiente e ho intenzione di seguire il mio stesso consiglio”.
La cosa non è comunque una novità, già nel 2015 una ricerca pubblicata su Lancet metteva in guardia sull’eccesso di ore lavorative; lo studio, guidato da Mika Kivimäki, della University College London (Gran Bretagna), era relativo a oltre 600mila soggetti, inclusi in una revisione sistematica e in una metanalisi di tutti gli studi pubblicati fino all’agosto 2014. Secondo i ricercatori, lavorare da 41 a 48 ore a settimana, aumenta, rapportandosi alle 35-40 ore canoniche settimanali, il rischio di ictus del 10%, lavorare da 49 a 54 ore lo aumenta del 27% e oltre le 55 ore del 33%.
Non si è riusciti a definire con certezza assoluta le cause dell’evento cerebrovascolare che si celano dietro a questa associazione; gli autori ipotizzano che un numero eccessivo di ore di lavoro porti a un incremento di comportamenti non salutistici (sedentarietà, aumento dello stress, maggiore propensione all’abuso di alcol ecc.) che finiscono per incidere sul rischio di eventi cerebrocardiovascolari.