Che il fumo di sigaretta sia dannoso per la salute umana non è più materia di discussione da moltissimi anni; ciononostante il consumo di sigarette è ancora elevatissimo e il prezzo pagato è salatissimo; secondo i dati dell’OMS, per esempio, il fumo di sigaretta rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale nonché la prima causa di morte evitabile! Ogni anno, circa 6 milioni di persone muoiono a causa dei danni da fumo; il 10% di questi sono soggetti non fumatori esposti al fumo passivo.
Il fumo di sigaretta è uno dei maggiori responsabili di patologie coronariche e vascolari in generale; non a caso, l’AHA (American Heart Association), lo considera il fattore di rischio maggiormente pericoloso per quanto concerne le malattie che interessano l’apparato cardiovascolare (si veda anche l’articolo Fumo: rischio triplo di incidenti cardiovascolari); del resto i numeri parlano chiaro: nei fumatori l’incidenza di tali patologie è del 70% superiore rispetto a quella dei non fumatori. Senza contare che nei soggetti che fumano più di 40 sigarette al giorno la mortalità è decisamente superiore (+200-300% circa) rispetto a quella dei non fumatori.
Ora, nuove ricerche aggiungono dati interessanti accanto a cose note da diverso tempo; degna di attenzione è una ricerca guidata dal J. Palmer dell’università di Sheffield (Gran Bretagna) e pubblicata sulla rivista Journal of American College of Cardiology.
Lo studio ha preso in analisi oltre 3.340 soggetti (27% donne) ricoverati per infarto miocardico acuto tra il 2009 ed il 2014. La percentuale dei fumatori era simile tra i due sessi (46% tra le donne, 47% tra gli uomini). Per i fumatori la percentuale più alta di infarti cardiaci riguardava l’arco di età compreso tra i 50 e 60 anni; nei non fumatori l’evento si era verificato soprattutto nella fascia di età compresa tra i 70 e gli 80 anni.
Un dato decisamente interessante della ricerca è che, facendo il confronto con non fumatori, il rischio di infarto tra i fumatori era rispettivamente oltre sei volte e mezza più alto per le donne e quattro volte più alto per gli uomini. Peraltro, nelle donne di età inferiore ai 50 anni il rischio delle fumatrici era ben oltre le 13 volte più alto rispetto a quelle non fumatrici. Le donne sembrerebbero quindi essere soggette, fumando, a un danno ben maggiore dei loro colleghi maschi, e questo nell’età più giovane.
La risposta sembra essere legata agli ormoni. Sono noti ormai da tempo gli effetti protettivi degli estrogeni (per la loro azione sui lipidi), sulla prevenzione nello sviluppo di aterosclerosi e sulla vasodilatazione delle arterie. Purtroppo, il fumo di sigaretta inibisce sia la produzione che l’azione degli estrogeni, riducendo quindi l’impatto protettivo di questi ormoni nelle donne, in particolar modo in quelle più giovani. Altri meccanismi che possono essere causa di infarto cardiaco e che risultano essere più frequenti nelle donne, sono l’infiammazione, lo spasmo coronarico e le vasculiti. Tutte queste condizioni possono essere accentuate dal fumo di sigaretta. Le sostanze contenute nelle “bionde”, infatti, produce vasospasmo coronarico, un meccanismo d’infarto cardiaco più frequente nel sesso femminile.
Fin qui le brutte notizie; quella buona che non vi sono differenze di rischio tra chi non ha mai fumato e chi è ormai un ex-fumatore. Ciò vuol dire che l’aumentato rischio di infarto è reversibile; un ottimo motivo per smettere di fumare.