Il glifosato (o, meno comunemente, ma comunque usato, glifosfato) è uno dei pesticidi più chiacchierati e sui quali c’è molta disinformazione, favorita da una certa partigianeria delle due parti (chi è a favore e chi è contro).
Prima di analizzare il problema, due considerazioni che vogliono dimostrare questa partigianeria.
- A favore – Se fosse vero, per esempio, che il glifosato contenuto nel pane, nella pasta ecc. provoca terribili malattie (SLA, Alzheimer ecc.) già da tempo ci sarebbe stato un incremento impressionante di queste malattie. Per esempio, in Italia è in commercio dal 1977, ma i casi di Alzheimer sono risultati semplicemente in funzione dell’allungarsi dell’aspettativa di vita degli italiani.
- Contro – Molte ricerche e diverse cause legali che hanno dato torto alla Monsanto evidenziano che il rischio c’è.
Per combinare i due punti è necessario comprendere quando e come il glifosato è pericoloso.
Il glifosato: dove si trova
Il glifosato è un analogo aminofosforico della glicina (cioè è simile alla glicina, ma con un gruppo fosforico che ne modifica la struttura), un importante aminoacido; si tratta dell’erbicida più noto, brevettato dalla Monsanto, ma dal 2001 (anno di scadenza del brevetto) di libera produzione.
Scoperto agli inizi degli anni ’50 da H. Martin, fu oggetto di applicazione da parte della Monsanto circa 20 anni più tardi con il prodotto Roundup®.
Il glifosato inibisce un enzima EPSPS prodotto dai vegetali bloccando la produzione di tre aminoacidi aromatici essenziali per la sintesi delle proteine; quindi agisce solo sui vegetali.
Dal momento che tale enzima è presente solamente nel regno vegetale, il glifosato agisce solo sugli organismi vegetali.
Il glifosato è un diserbante fogliare (è assorbito dalle foglie della pianta), sistemico (una volta assorbito, passa verso i punti di crescita, causando la morte della pianta), non selettivo (è attivo su tutti i vegetali, se non geneticamente modificati).

Il glifosato è un diserbante non selettivo; assorbito in 5-6 ore, il disseccamento della vegetazione è visibile dopo 10-12 giorni
Gli studi di Samsel e Seneff
Due studiosi del MIT sono sempre stati in prima linea nella lotta al glifosato, A. Samsel e S. Seneff. Secondo le loro ricerche (peraltro datate 2016, non riprese da altri) “quando una cellula sta cercando di formare le proteine, può catturare il glifosato invece della glicina, creando una proteina danneggiata. Dopo di che è il caos medico”. Una visione apocalittica che però non quantifica la probabilità che ciò accada ed è su questa probabilità che i due partiti (favorevole e contrari giocano).
Esistono infatti molte sostanze in primis, i nitriti (vietati nell’acqua potabile, ma contenuti in insaccati, carni in scatola ecc.) e l’amianto sui quali la politica e gli stessi ambientalisti fanno poco, scagliandosi contro la multinazionale, un bersaglio già di per sé odioso per i profitti che fa, ben più delle tante aziende che fanno insaccati o del semplice cittadino che non sa o non vuole bonificare la sua copertura in amianto.
L’uso del glifosato ha subito un’impennata con gli OGM perché è stato possibile realizzare sementi di soia, mais e colza, il cui DNA è stato alterato per rendere queste coltivazioni resistenti all’erbicida.
Da qui passerebbe poi al bestiame e da qui all’uomo. Il condizionale è d’obbligo perché analisi condotte su paste, pani e biscotti in commercio hanno rilevato tracce di glifosato fra 100 e 1.000 volte inferiori al limite di legge (10 mg/kg) in 8 dei 31 tipi di pasta analizzati.
Purtroppo, nella popolazione concetti come ADI o NOEL non sono ben compresi e si preferisce adottare, in modo non scientifico, il principio di precauzione; il risultato è che per coerenza non si dovrebbe mangiare o bere nulla. Molti per esempio non sanno che nelle acque minerali che si comprano al supermercato si trova arsenico. Quindi, scientificamente parlando, il concetto di “tracce” non significa nulla: si deve sempre valutare il livello con le dosi realmente pericolose. Negli anni ’80 centinaia di ricerche stabilirono che la tal sostanza era cancerogena semplicemente facendo assumere a poveri topi megadosi della sostanza, spesso 100 volte superiori a quelle assumibili da un essere umano in un anno!

Il glifosato è un analogo aminofosforico della glicina (cioè è simile alla glicina, ma con un gruppo fosforico che ne modifica la struttura), un importante aminoacido; si tratta dell’erbicida più noto, brevettato dalla Monsanto, ma dal 2001 (anno di scadenza del brevetto) di libera produzione
Studi e ricerche
Il paragrafo precedente sembrerebbe un’assoluzione del glifosato, ma non è così; si tratta solo di analizzare scientificamente pro e contro.
Nel marzo 2015, lo IARC (International Agency for Research on Cancer) classificò il glifosato come sostanza “probabile cancerogena per l’uomo” inserendola nella categoria 2A (quella dove risulta una limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo, ma una sufficiente prova di cancerogenicità nei test clinici su animali).
Qualche mese dopo, l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), concluse che “è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo”.
Nel 2016 una ricerca congiunta OMS e FAO concluse che “è improbabile che il glifosato comporti un rischio cancerogeno per gli uomini come conseguenza della esposizione attraverso la dieta”.
Dello stesso anno le ricerche di Samsel e Seneff di cui abbiamo detto sopra.
Nel 2017 l’ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche) concluse che il glifosato non può essere considerato cancerogeno né genotossico.
Alla base di tutte queste prese di posizione esistono enormi interessi economici che spingono da una parte o dall’altra; basti pensare alla FAO che è favorevole all’uso del glifosato perché consente di avere maggiori raccolti in Paesi dove si muore di fame o alla Colombia dove si sta pensando di usarlo per distruggere i campi di coca.
Del resto, anche il richiamo al biologico è ottimistico, visto che fa uso di prodotti non propriamente salutari, come per esempio il rame.
Il glifosato in Italia
Alcuni stati (Francia e Olanda, Russia, Messico, Tasmania) hanno vietato il glifosato, altri come Germania e Gran Bretagna lo ammettono ancora. Nel 2019 la UE ha prorogato ancora per tre anni l’autorizzazione all’uso del glifosato (che quindi può essere vietato solo direttamente dagli Stati membri). In Italia la situazione è abbastanza confusa. Tempo fa si sparse la notizia che sarebbe stato vietato; in realtà è stato vietato l’uso di alcuni prodotti con un certo coformulante; il coformulante serve per migliorare le qualità fisiche del prodotto finito, massimizzare la bagnatura delle foglie, veicolare rapidamente il glifosato all’interno della pianta.
In realtà, in Italia la normativa è ferma al D.M. 9 agosto 2016 del Ministero della Salute che vieta:
- l’uso non agricolo in terreni con una percentuale di sabbia superiore all’80%
- l’uso nelle aree vulnerabili, nelle zone di rispetto e nelle aree frequentate dalla popolazione (parchi, giardini, campi sportivi e simili, cortili e aree verdi delle scuole, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie)
- l’uso precedente la raccolta.
La reale pericolosità del glifosato
La risposta alla domanda: il glifosato è pericoloso? Sì. La buona notizia è che la risposta non vale per tutti.
Il glifosato non penetra profondamente nel terreno (al massimo 20 cm) ed è degradato facilmente dai batteri. Questo fa sì che la probabilità che raggiunga le falde acquifere sia molto bassa e che la sua presenza sia sicuramente inferiore a quella di altri pericolosi inquinanti.
Analogamente, vale il risultato della ricerca OMS-FAO: la pericolosità del glifosato con la dieta è marginale.
Quando può essere considerato realmente pericoloso? Non tanto quando viene usato per il diserbo delle vecchie stoppie, visto che, se usato a luglio, a novembre, anche grano non OGM cresce senza problemi, quanto durante la fase di posa in opera.
Non a caso le cause vinte contro la Monsanto riguardano agricoltori e giardinieri amatoriali; e non a caso in Italia vige il divieto nei luoghi aperti al pubblico.
Il vero problema è che non c’è nessun controllo su chi lo usa in agricoltura; durante l’impiego si usano spesso mezzi che lo disperdono nell’ambiente e che colpiscono direttamente (per esempio in caso di vento), anche a distanza, chi è del tutto ignaro del pericolo. Proprio per ovviare a questo problema il Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg lo ha vietato. Ma che dire di tutte le zone agricole esposte all’irrorazione del pesticida?
Per questo motivo il glifosato andrebbe proibito, perché non esiste nessun modo di usarlo senza danni per chi lo sta impiegando senza precauzioni iperprofessionali o per chi, ignaro, è nelle vicinanze.