Recentemente, sembra che gli ambientalisti abbiano dichiarato guerra all’avocado. Tutti conoscono questo frutto esotico verde che racchiude al suo interno una deliziosa polpa. Le sue virtù, esaltate dai nutrizionisti, riguardano l’alto contenuto di grassi vegetali e di vitamine, in particolar modo la vitamina D e la vitamina E. Negli ultimi anni poi, seguendo la moda importata dagli Stati Uniti e dall’America latina, l’avocado ha invaso la cucina europea diventando una star di aperitivi e spuntini.
Tuttavia, negli ultimi tempi è parso chiaro l’effetto che la produzione di questo frutto ha sull’ambiente, al punto da considerarlo una delle coltivazioni meno verdi e sostenibili. Il Paese in cui l’avocado avuto un impatto maggiore sull’ambiente è il Messico, in particolare lo Stato di Michoacán. Per far posto alle preziose piantagioni di avocado, sono state abbattute foreste di alberi secolari con un grave danno all’ecosistema. Si stima che in un decennio, dal 2001 al 2010, per soddisfare la crescente domanda, la produzione di avocado sia triplicata e le esportazioni dal Messico, primo produttore al mondo del frutto, sono aumentate di quasi un ordine di grandezza. Ciò ha comportato la perdita di quasi settecento ettari l’anno di terre vergini convertiti in piantagione.
Il secondo aspetto riguarda la richiesta di acqua: si stima, infatti, che per produrre due o tre frutti di medie dimensioni occorrono poco meno di trecento litri di acqua, cerca duemila litri di acqua per ottenere un chilogrammo di avocado. A titolo di confronto, ne bastano 500 litri per produrre l’analoga quantità di arance e 200 per i pomodori (questi dati sono forniti Water Footprint Network una piattaforma che si occupa di misurare l’impatto sul consumo di acqua delle molteplici attività produttive e antropiche). L’acqua è prelevata dei fiumi del sottosuolo privando le popolazioni locali e la fauna di questo prezioso elemento. Inoltre, le coltivazioni intensive di avocado hanno portato a problemi di contaminazione delle falde causata dall’uso di insetticidi e fertilizzanti.
Oltre a cambiare irrimediabilmente il territorio messicano, la diffusione incontrollata delle piantagioni di avocado sta provocando danni ecologici ingenti: secondo Greenpeace, infatti, la stessa farfalla monarca, famosa in tutto il mondo per la spettacolare migrazione di massa che compie dal Canada al Messico, è minacciata dalla deforestazione che sta avvenendo nei luoghi ideali per passare l’inverno e per l’accoppiamento.
Fin qui il lettore ambientalista approva, incominciando a pensare di non comprare più avocado. D’accordo, ma i Paesi in via di sviluppo come potranno sostenere il loro tasso demografico se non controllano l’antropentropia (cosa di cui nessun ambientalista si preoccupa)? Quello che stanno facendo con l’avocado, noi europei lo abbiamo fatto nei due secoli addietro con tutte le nostre coltivazioni: foreste distrutte, paludi prosciugate e oggi le nostre coltivazioni (basti pensare al riso) succhiano quantità enormi di acqua. Inutile negarlo, il nostro benessere si basa anche su tanti scempi ambientali perpetrati in passato e diventa un po’ ipocrita cercare di negare agli altri la strada verso la ricchezza che noi abbiamo seguito da un paio di secoli.