L’ambientalismo (si veda l’articolo sulla Difesa dell’ambiente per i dettagli) è spesso associato alla parola green. Abbiamo già discusso cosa si nasconda dietro la parola green, ma vogliamo andare oltre per mostrare come l’ambientalismo green possa essere addirittura negativo nei confronti dell’ambiente.
Partiamo dall’ovvia considerazione che non si può considerare “ambientalista” la decisione di costruire un centro commerciale dove prima c’era del verde. Ora trasliamo il concetto di centro commerciale ad altri magari discutibili, ma comunque più “necessari”. Si pensi a una discarica con i cittadini della zona dove deve essere costruita che si oppongono alla costruzione (qui, più che una motivazione ambientale c’è una motivazione di comodo) e con politici (che magari fino allora sono stati contrari alle discariche) che, per forza maggiore, come caso del tutto eccezionale, turandosi il naso, accettano e perorano il progetto.
Passiamo a situazioni ancor meno discutibili. Riflettendoci: quale differenza esiste fra un nuovo centro commerciale e la bonifica di campi incolti per installare vivai o serre per la coltivazione a esclusivo consumo dell’uomo? Nessuno, la natura viene sempre massacrata.
Arriviamo infine a soluzioni ancora più verdi, per esempio un impianto fotovoltaico.
Nel 2015 la Francia ha inaugurato il “parco” (penoso il termine) più grande d’Europa a Cestas in Gironde, vicino a Bordeaux. La produzione di energia elettrica arriva da fonti rinnovabili ed è in grado di soddisfare il consumo medio di una città delle dimensioni di Bordeaux (circa 130.000 case) con la sua produzione di 350 gigawattora (GWh) all’anno. Peccato che occupi ben 230 ettari, l’equivalente di oltre 350 campi da calcio. Per realizzarla è stato distrutto un bosco incolto; il termine “incolto” per l’ambientalista green non ha importanza, ma per il vero ambientalista suona come “vergine”. Si noti che gli alberi abbattuti sono stati ripiantati altrove, proprio come nel XIX secolo negli Usa si trapiantavano in nativi pellerossa in una riserva, per prendersi, a poco a poco, tutto il loro territorio.
Questo esempio mostra chiaramente che il green non sempre è compatibile con l’ambiente, anzi, può fare danni gravissimi: intere zone adibite ad agricoltura per la produzione di fonti rinnovabili con la distruzione degli ecosistemi precedenti. Morale:
essere rinnovabile non garantisce che una forma di energia non distrugga la natura.
Pensiamo se ogni comune italiano fosse dotato di un impianto del genere, distruggendo quel poco di verde autoctono che ancora esiste.
L’ambientalista green ha tutto sommato una visione molto miope che viene sfruttata dall’economia di profitto per trovare nuovi business.
Essere soddisfatti solo perché alcuni esempi di economia green riducono l’inquinamento, vuol dire non essere in grado di capire che
il green non può soddisfare al 100% le esigenze di una popolazione in continua crescita.
Il vero ambientalismo pone come prima condizione la limitazione della popolazione mondiale, solo in secondo luogo la ricerca di fonte rinnovabili che possano garantire il 100% delle risorse della popolazione senza compromettere il patrimonio naturalistico.
Il numero di figli
Già nella definizione di coscienza ambientale (Albanesi 2007) si metteva l’accento sul fatto che
avere più di due figli è un atto di egoismo ambientale.
Negli ultimi dieci anni sono aumentate le voci che sostengono questa tesi, le più autorevoli delle quali sono recentemente quelle del duca di Sussex Harry e di sua moglie Meghan (2019).
Si può discutere o no sul numero di figli, ma ritenere oltraggiose certe idee appare qualcosa di preistorico. Giorgia Meloni recentemente ha definito come “schifezza” questa proposta. Ecco il suo tweet:
Fare meno figli per aiutare l’ambiente: è il suggerimento di un opuscolo sulla spesa “responsabile” sponsorizzato dal Comune di Cremona. Grazie a FDI il sindaco Pd ha annunciato che verrà ritirato. Intanto chissà quanti soldi dei contribuenti sono stati spesi per questa schifezza.
Per chi vuole essere un politico moderno appare uno scivolone non da poco, sia perché ormai rappresenta una scelta anche di chi, come la Meloni, è contro all’accoglienza indiscriminata (per contrastare l’immigrazione non si devono fare più figli italiani, ma semplicemente bloccare l’ingresso in Italia di persone che non ne hanno diritto) sia perché continuare a privilegiare lo sviluppo antropico ai danni della natura per molti è ormai eticamente “schifoso”.