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Metabolismo degli androgeni

Studiare e capire il metabolismo degli androgeni può essere interessante per chi pratica attività fisica perché gli ormoni androgeni hanno un’importanza enorme nella fisiologia dello sport. Purtroppo circolano moltissime informazioni parziali o addirittura completamente errate. Questo articolo vuole fare chiarezza servendosi di uno schema e della confutazione di posizioni comuni, ma errate.

Nell’uomo l’androgeno più importante è il testosterone, nella donna quello a maggiore concentrazione plasmatica è l’androstenedione, seguito dal DHEA (deidroepiandrosterone), dall’androstenediolo e infine dal testosterone. Gli androgeni circolano nel plasma in massima parte legati a proteine; queste forme sono inattive perché solo la forma libera degli androgeni (quella non legata) è metabolicamente attiva e pertanto può entrare/uscire nel comparto intracellulare delle cellule bersaglio.

Vediamo lo schema riassuntivo del metabolismo degli androgeni. Provate a trovare il testosterone.

metabolismo degli androgeni

Perché questo schema è importante? Perché è fondamentale per capire gli errori che si commettono nell’integrazione (soprattutto nel mondo della palestra). Studiatelo, non preoccupatevi di capire tutto o di ricordarlo a memoria. La cosa importante è che ci riflettiate sopra, sapendo che le trasformazioni indicate dalle frecce avvengono grazie a opportuni enzimi. Per esempio il testosterone grazie alla 5-alfa-reduttasi si trasforma in diidrotestosterone.

Errori da non commettere

Ecco tutta una serie di errori da non commettere.

Primo errore: ho il testosterone basso, devo trovare un modo per farlo crescere! – Considerare il livello di testosterone nel sangue indicativo dello stato androgenico del soggetto è un errore. Infatti (udite, udite!) un basso livello di testosterone non è sufficiente. Solo una piccola parte circola liberamente ed è libera di penetrare nelle cellule (testosterone libero), mentre la maggior parte è legate a proteine (SHBG e albumina).

Circa il 60-70% si lega alla globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG) secondo il noto meccanismo usato per trasportare un ormone (proteina+ormone). Un altro 30-40% si lega all’albumina con un legame più debole. In sostanza solo l’1-2% di testosterone è libero. Poiché il testosterone legato alla proteina è inattivo (per attivarsi deve rompersi il legame con la proteina), non ha senso misurare il testosterone totale, occorrerebbe misurare quello libero. Infatti in età avanzata (oppure negli alcolisti e nei soggetti affetti da ipotiroidismo) la produzione di SHBG è aumentata e si riduce ulteriormente il testosterone libero.

Da quanto detto sopra, dovrebbe essere evidente che, poiché la frazione libera è solo una piccola percentuale, è meglio avere 4 ng/ml di testosterone totale e il 2% libero che 7 ng/ml di testosterone totale e l’1% libero.

Pertanto quando sentite qualcuno che attribuisce un qualunque effetto su un organismo a un valore troppo basso di testosterone, chiedetegli se è quello libero o se è quello totale. Se cade dalle nuvole, lasciate perdere ogni suo consiglio.

Purtroppo, se la determinazione del testosterone totale è poco significativa, quella del testosterone libero è molto costosa e viene eseguita raramente.

Secondo errore: per far crescere il testosterone libero mi basta fornire le sostanze da cui si forma, cioè i precursori del testosterone – L’assunzione di altri ormoni precursori è molto ottimistica. Osserviamo lo schema. Ci sono due problemi.

  1. Alcuni sono troppo lontani; pregnenolone, DHEA, progesterone vengono convertiti solo molto parzialmente in testosterone (seguendo altre vie che portano a ormoni meno “interessanti”).
  2. Altri (androstenedione) provocano picchi molto brevi di concentrazione di testosterone (massimo tre ore), praticamente inutili. È possibile trovare combinazioni di sostanze che innalzano i livelli di testosterone libero (cocktail Protestosterone: androstenedione+DHEA+Tribulus+Palmetto seghettato). Dov’è il problema? Si comprende sempre osservando lo schema: tali cocktail non sono in grado di bloccare la conversione di testosterone libero (aumento del 38%) in diidrotestosterone (+71%) e di estradiolo (+103%; ricordiamo che l’estradiolo è un estrogeno), vanificando di fatto l’aumento del testosterone libero (Brown, Vukovich, Martini, Kohut, Franke, Jackson, King, 2001). Il risultato è che non aumenta il livello di androgenicità del soggetto.

Osservate lo schema: per capire come sia illusorio cercare di aumentare il testosterone fornendo i precursori, poiché il colesterolo è il precursore di tutto, non vi sembrerebbe ottimistico cercare di innalzare il testosterone rimpinzando il soggetto di colesterolo? Moltissime persone con colesterolo altissimo hanno valori di testosterone del tutto normali o medio-bassi.

Terzo errore: più testosterone libero ho, maggiore è la crescita muscolare – Per capire questo errore occorre tenere sempre a mente una parola: EQUILIBRIO. Il nostro organismo è tale che tende a mantenere i suoi equilibri e quindi non sempre soluzioni semplicistiche funzionano. Vediamo come funziona un ormone e quello che si deve assolutamente sapere.

  • Un ormone rende possibili processi biologici negli organi bersaglio, cioè gli organi che sono sotto il controllo dell’ormone.
  • La capacità della cellula bersaglio di rispondere a un ormone dipende dal fatto di avere nella sua membrana o al suo interno recettori in grado di legarsi all’ormone stesso.

Consideriamo un muscolo che deve crescere. Le sue cellule possono ricevere il messaggio di sintesi proteica dall’ormone opportuno. Perché questo accada l’ormone deve potersi legare ai recettori. Se ci sono pochi recettori, se funzionano male, anche in presenza di elevate concentrazioni dell’ormone non si verifica granché.

L’intensità dell’azione dell’ormone dipende cioè:

  • dal livello dell’ormone circolante
  • dal numero di recettori cellulari disponibili
  • dalla capacità di legame fra ormone e recettore.

È chiaro che il terzo errore considera solo il primo punto, dando per scontato che ci sono infiniti recettori e che funzionano benissimo. Gli ultimi due punti sono invece importanti per capire perché esiste comunque un massimo alla crescita muscolare.

Inoltre è necessario conoscere due fenomeni con cui il corpo reagisce alle variazioni che accadono in esso. Quando aumenta la concentrazione di un ormone può aumentare il numero dei recettori (upregulation); se però la concentrazione resta elevata a lungo, per evitare danni, l’organismo riduce il numero di recettori (dowregulation) risultando meno sensibile allo stimolo ormonale.

Quindi, anche ammesso che il surplus di testosterone libero non sia rapidamente convertito in ormoni androgeno-antagonisti (come l’estradiolo), ecco che la crescita muscolare si ha se la situazione dei recettori è buona.

Metabolismo degli androgeni

Struttura molecolare del testosterone

Perché si usa il nandrolone?

Come abbiamo visto il testosterone presenta i seguenti problemi:

a) la frazione libera è veramente piccola (da qui l’uso di iniettarlo direttamente, senza usare prodotti stimolanti la produzione o precursori.

b) Il surplus viene velocemente convertito in estrogeni.

c) Ha effetti molto mascolinizzanti (da ricordare che l’eccessiva conversione in diidrotestosterone è una delle cause della calvizie).

d) Non ha una grandissima affinità con i recettori dell’anabolismo per il processo della downregulation.

Studiando il 19-norandrostenedione (il 19 sta perché non ha un atomo di carbonio in posizione 19 e nor sta per NOT, non), si è scoperto che non può essere convertito in testosterone, ma nel fegato viene convertito in nandrolone (nortestosterone). Tale sostanza elimina i problemi precedenti (senza eliminare altri effetti collaterali) per cui è molto più efficace nella sintesi proteica e quindi ha un maggior potere anabolizzante.

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