Tra il 1849 e il 1860 l’azione delle forze liberali e democratiche si concentrò intorno agli obiettivi di indipendenza e unità nazionale mentre i sovrani degli Stati italiani assumevano un atteggiamento profondamente reazionario (particolarmente nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie).
In Piemonte il governo fu affidato a Massimo d’Azeglio; di inclinazioni politiche liberal-moderate, dopo la sconfitta di Novara fu eletto presidente del consiglio; nonostante l’opposizione del parlamento, giunse a stipulare una pace onorevole con l’Austria. Volle che Cavour entrasse a far parte del suo ministero e fu da questi sostituito nella carica di presidente nel 1852.
Cavour rappresentava una nuova figura di aristocratico liberale aperto alle esigenze di progresso civile e sociale della borghesia moderna. Quando Francia e Regno Unito entrarono in guerra contro la Russia dello zar Nicola I che si era insediato nel mediterraneo meridionale a spese della Turchia, Cavour si fece invitare nell’alleanza inglese e mandò un comando autonomo piemontese in Crimea che prese parte alla battaglia della Cernaia (1855). Sebastopoli fu presa e la caduta della fortezza segnò la fine della guerra. La partecipazione alla guerra consentì a Cavour la presenza al congresso di Parigi del 1856 con parità di diritti dei ministri delle grandi potenze; ottenne di discutere sulla questione italiana e il consenso francese e inglese contro la politica austriaca.
In Italia, dopo il fallimento dei moti di Milano e l’impiccagione di patrioti sugli spalti del forte di Belfiore, Mazzini fondò il Partito d’Azione per centrare gli obiettivi di unità e repubblica. Entrato in crisi per vari tentativi insurrezionali naufragati (il più grave quello di Sapri costato la vita a Carlo Pisacane), a esso Cavour contrappose la Società nazionale interprete delle esigenze indipendentistiche moderate e liberali.
Con l’accordo di Plombières (1858), Cavour ebbe contatti diretti con Napoleone III; escludendo le normali vie diplomatiche, concluse un patto segreto di alleanza franco-piemontese in funzione anti-austriaca. Solo in caso di attacco dell’Austria il Piemonte avrebbe avuto aiuti dalla Francia. Fu concordato un nuovo assetto politico dell’Italia in caso di vittoria. La rottura diplomatica tra Napoleone III e l’Austria portò alla firma del trattato di alleanza militare tra Piemonte e Francia. L’Austria diede un ultimatum al Piemonte chiedendo l’immediato disarmo e il congedo dei volontari. Alla risposta negativa di Cavour l’esercito austriaco passò il Ticino. Ebbe inizio la Seconda guerra d’indipendenza (1859).
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