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I sassoni e la lotta per le investiture

Il testo sottoriportato è protetto dal diritto d’autore e ogni riproduzione (cartacea, elettronica, in Internet) deve essere esplicitamente autorizzata per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.

I sassoni occuparono la Sassonia fin dal III sec., tra Reno, Oder ed Elba e furono cristianizzati da Carlo Magno. Nell’800 la Sassonia venne eretta a ducato, il più potente nel sistema federale tedesco, che, con Enrico l’Uccellatore, fondatore della casa imperiale sassone, costituì il regno di Germania (919-1024).

Ottone I il Grande si batté per rinforzare la monarchia contro i feudatari. Su richiesta di Adelaide, tenuta prigioniera da Berengario, scese in Italia nel 951, sconfisse Berengario e sposò Adelaide. Fu incoronato re d’Italia a Pavia, ma lasciò il governo allo stesso Berengario, tornando in Germania, dove sconfisse i magiari. Quando Berengario si ribellò, Ottone tornò in Italia sconfiggendolo nuovamente e facendosi poi incoronare imperatore a Roma (962), restaurando così il sacro romano impero germanico e assumendo il controllo sull’elezione del pontefice.

La riforma ecclesiastica

I sassoni crearono una Chiesa privata e cercarono di feudalizzarla: a nuove chiese o cappelle veniva attribuita una proprietà terriera; anche i monasteri furono affidati a guide spirituali scelte dai vescovi o da ricchi proprietari terrieri. Proprio nei monasteri nacque l’opposizione ai due mali più comuni della Chiesa del tempo: la simonia (acquisto di cariche ecclesiastiche) e il concubinato (violazione del celibato ecclesiastico). Il monastero di Cluny in Borgogna fu fra i più attivi nella riforma che ripristinava la regola benedettina nella sua integrità. I monaci cluniacensi fondarono molti monasteri costituendo una congregazione dipendente direttamente dall’autorità papale.

La lotta per le investiture

La lotta per le investiture indica il contrasto che contrappose il papato e l’impero durante l’XI e il XII sec. relativamente all’influenza che gli imperatori avevano assunto riguardo al conferimento di cariche ecclesiastiche. Oggetto del contendere era il diritto di piena libertà dell’elezione del pontefice senza interferenze dell’imperatore. Già al tempo di Ottone I vi era stata una notevole riaffermazione del potere imperiale su quello del papato, sancito anche dal diritto Privilegium Othonis, in cui si affermava che il papa non poteva essere eletto senza il consenso dell’imperatore e in cui si stabiliva la presenza di un rappresentante dell’imperatore a Roma. Per ridurre l’influenza imperiale su Roma, nel 1059 papa Niccolò II indisse un concilio in cui volle fissare le regole per l’elezione libera del pontefice. Da qui ebbe inizio una violenta lotta di potere (lotta delle investiture) che coinvolse l’aristocrazia romana (che arrivò addirittura a eleggere tre papi contemporaneamente), il papato e l’impero.

Figura centrale è da ritenersi Gregorio VII, divenuto papa nel 1073. Cluniacense, si adoperò per l’affermazione ecclesiastica sull’impero e fu animatore della riforma religiosa per la supremazia della Chiesa e la sua assoluta indipendenza dal potere civile (libertas ecclesiae). Attuò una politica di grande rigore morale i cui motivi ispiratori raccolse nei Dictatus papae. Indisse un concilio in cui vietò ai vescovi di ricevere l’investitura dall’autorità civile e per questo si scontrò con l’imperatore Enrico IV che, convocato il sinodo di Worms, lo dichiarò deposto. Il papa rispose con la scomunica dell’imperatore, concedendogli il perdono solo dopo averlo umiliato a Canossa dove l’imperatore si prostrò di fronte al papa. Qualche anno dopo, assediato a Roma da Enrico IV che gli opponeva l’antipapa Clemente III, fu condotto in salvo dai normanni a Salerno dove morì dopo soli due anni.

Il concordato di Worms

Il concordato di Worms del 1122 tra Enrico V e Callisto II pose termine alla controversia, giungendo a un compromesso, tra le posizioni di impero e papato. Infatti il concordato prevedeva che la Chiesa avesse il diritto di nominare i vescovi (investitura con anello e pastorale), alla presenza dell’imperatore (o di un suo rappresentante) che attribuiva loro anche poteri temporali (tramite l’investitura con lo scettro). Il concordato sancì per la prima volta la distinzione tra potere temporale e spirituale, e allentò la dipendenza del papato dall’impero germanico. Il concordato fu ratificato un anno dopo dal concilio lateranense.

 

Manuale di cultura generale – Storia – I sassoni e la lotta per le investiture – Continua

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