Nel 1848 una nuova ondata rivoluzionaria scosse l’Europa dopo i moti del ’20 e del ’30. A differenza dei moti precedenti, quelli del 1848 furono decisamente più importanti per gli sconvolgimenti sociali che provocarono. In Francia si ebbe il primo contrasto fra borghesia e proletariato operaio, in Italia, in Germania e nell’impero asburgico le classi sociali furono invece unite nel tentativo di ottenere indipendenza e riforme. I moti scoppiarono dopo un periodo di crisi economica e politica.
Nel Regno Unito (locuzione corretta dal 1800 in poi, spesso denominato impropriamente Gran Bretagna o Inghilterra) e in Russia non vi furono particolari forme di protesta. Nel Regno Unito nel 1837 salì al potere la regina Vittoria e il Paese affermò la propria egemonia con una diplomazia di intimidazione nei confronti delle potenze rivali e con operazioni militari (guerra di Crimea).
In Russia lo zar riusciva a reprimere facilmente ogni forma di insurrezione (per esempio quella ungherese).
I moti francesi
In Francia due anni di grave crisi economica provocarono la caduta del regime (1848) e la proclamazione della Seconda Repubblica. La Seconda Repubblica, inizialmente a carattere democratico (suffragio universale, libertà di stampa e di riunione), dopo pochi mesi evolvette, a causa di un’insurrezione operaia, verso la reazione, che favorì l’ambizione di Luigi Napoleone Bonaparte, questi, una volta eletto, istituì un regime presidenziale autoritario. Divenuto l’anno dopo imperatore con il nome di Napoleone III, consolidò definitivamente il proprio potere.
In Europa
L’eco dei fatti francesi provocò una serie di rivolte in Prussia che però sostanzialmente fallirono per i contrasti fra i vari gruppi che le promossero. In Austria la rivolta popolare portò al licenziamento del Metternich, l’imperatore Ferdinando I concesse il suffragio universale e l’abolizione del feudalesimo. Le rivolte nella Cechia e in Ungheria vennero represse.
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