In Oriente si erano sviluppate due civiltà: quella cinese e quella giapponese. Entrambi i Paesi hanno storie millenarie, anche se dal punto di vista politico e religioso non entrarono mai in stretto contatto con l’Occidente.
La Cina
Fra il X e il XIII sec. i Song governarono un territorio molto più esteso di quello dei Tang e i barbari del nord crearono gli imperi Liao e Jīn. In questo periodo, la civiltà scientifica e tecnica cinese era molto avanzata rispetto a quella dell’Occidente. Ritiratisi al sud, i Song furono eliminati dai mongoli che conquistarono il Paese. Dal XIII al XIV sec. la dinastia mongola Yuan governò la Cina, che si sollevò sotto la guida di Zhu Yuanzhang (Hongwu), fondatore della dinastia Ming. Gli imperatori Ming rinnovarono la tradizione nazionale, ma instaurarono pratiche autocratiche. Yongle conquistò la Manciuria. I progressi tecnici continuarono fino al XVI sec., ma il governo, dopo il regno di Wanli, è nelle mani di eunuchi corrotti. I manchu invasero il Paese e fondarono la dinastia Ching che (XVII-XVIII sec.) stabilì il proprio dominio su un territorio più esteso degli imperi precedenti. Nel XVIII sec. le potenze occidentali, al termine di scontri militari, costrinsero la Cina a cedere loro la sovranità su alcuni porti dichiarati aperti.
Il Giappone feudale
Il Giappone entrò nella storia con l’introduzione del buddhismo (VI sec.), proveniente dalla Corea. Nel VII sec. il clan dei Nakatomi eliminò quello dei Soga e impostò un governo a imitazione di quello della Cina dei Tang. Sei sette buddhiste svilupparono le loro concezioni presso la corte, stabilita a Nara, e solo alla fine dell’VIII sec. fu fondata la nuova capitale, Kyoto. Successivamente, e fino alla metà del XII sec., il potere passò ai Fujiwara. Alla loro caduta, la lotta per il potere arrise al clan Minamoto e il loro capo, Yoritomo, arrivò a possedere un duplice potere centrale: quello dell’imperatore (tenno) e della corte, e quello di shogun (carica attribuita al capo feudale che deteneva il reale potere nel Paese, risalente alla fine del XII sec., inizialmente elettiva poi ereditaria) e del suo governo (bakufu); la capitale fu spostata a Kamakura, finché gli shogun Ashikaga la riportarono a Kyoto. Guerre civili insanguinarono il Paese, come la guerra delle due corti (1336-1392) e i conflitti incessanti tra i vari signori. A metà del XVI sec., mercanti portoghesi penetrarono nel Giappone, che Francesco Saverio, cominciò a evangelizzare. Quando, dopo nove anni di lotte, Nobunaga sconfisse gli Ashikaga. Hideyoshi, primo ministro dell’imperatore, unificò il Giappone sottomettendo i signori indipendenti. Nel 1603 Tokugawa Ieyasu si installò a Tokyo (Edo), si dichiarò signore ereditario e diede al Giappone istituzioni stabili. Il Paese fu chiuso agli stranieri (salvo che ai cinesi e agli olandesi) e si svilupparono le città e la classe dei mercanti. Fu solo nel 1854 che gli occidentali intervennero militarmente per obbligare il Giappone ad aprirsi al commercio internazionale.
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