La fine della guerra evidenziò la leadership degli USA che ormai avevano superato economicamente l’influenza dell’Europa.
L’Italia fino al 1921
Dopo il conflitto mondiale, per le ridotte ricompense territoriali ottenute, si diffuse in Italia il mito della “vittoria mutilata” che portò Gabriele d’Annunzio a occupare Fiume con un’azione spettacolare. Intanto la situazione interna si complicò anche per la pesante crisi economica. La piccola e media borghesia, a causa della forte inflazione, vide polverizzarsi anni e anni di risparmi. I contadini (piccoli proprietari e braccianti) furono costretti a lavorare duramente per magre ricompense. La grande borghesia capitalistica si rafforzò sul piano finanziario. Il proletariato industriale, organizzato nei sindacati, riuscì a strappare miglioramenti salariali. In campo politico, di fronte alla continua ascesa socialista (nonostante le tensioni tra i riformisti, i massimalisti, che propendevano per il programma massimo della rivoluzione, e i comunisti, proclamatisi partito), la Chiesa permise la fondazione di un partito cattolico democratico, il Partito Popolare Italiano, diretto da don Luigi Sturzo. A esso aderirono i piccoli proprietari contadini che auspicavano la ridistribuzione delle terre a favore della piccola e media proprietà. Nel 1919, con la fondazione dei Fasci di combattimento a opera di Benito Mussolini (direttore de Il Popolo d’Italia, quotidiano fondato dopo la sua espulsione dal Partito Socialista e il suo allontanamento dalla direzione del quotidiano socialista Avanti!) che incarnavano il malcontento delle schiere piccolo-borghesi, comparì un movimento destinato a diventare protagonista. Entrava in crisi il liberalismo e si succedettero diversi governi, fino a quello di Giolitti che superò la difficile fase del “biennio rosso” e stipulò il trattato di Rapallo che pose fine alla vicenda fiumana. L’Italia annetterà Fiume pochi anni dopo.
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