La Russia, impegnata nella Prima guerra mondiale, subì pesanti perdite durante le offensive austro-tedesche in Polonia, in Galizia e in Lituania e nel 1917 la rivoluzione di febbraio abbatté lo zarismo portando alla formazione di due distinti organi di potere: il Governo provvisorio, controllato dai liberali moderati (contrario sia alla fine della guerra sia alla riforma agraria), e il soviet di Pietrogrado (l’attuale San Pietroburgo), controllato da socialisti di diverse correnti. In sostanza, una rivoluzione spontanea senza leader.
I due poteri incominciarono a scontrarsi e, a poco a poco, i soviet (cioè associazioni di operai, sindacati di operai, rappresentanti del popolo) prevalsero, arrivando a darsi una maggioranza bolscevica. Il programma era quello espresso da Lenin al suo ritorno dall’esilio: pace immediata, terra ai contadini, passaggio dei poteri ai soviet.
Vladimir Lenin
A ottobre i bolscevichi assaltarono il Palazzo d’inverno, sede del Governo provvisorio, e presero il potere con il nuovo governo presieduto da Lenin che decretò la pace, l’abolizione senza indennizzo della proprietà privata e il controllo operaio delle fabbriche. La rivoluzione di ottobre fu un colpo di Stato operato dalla minoranza bolscevica, tanto che un mese dopo Lenin dovette annullare le elezioni per l’Assemblea costituente che avevano messo in minoranza i bolscevichi. Iniziò il sistema monopartitico.
Nel 1918 venne proclamata la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa). La guerra civile oppose l’Armata Rossa alle Armate Bianche. Venne instaurato il comunismo di guerra e si procedette a nazionalizzazioni generalizzate. Nel 1919 venne fondata a Mosca l’Internazionale comunista.
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