Il regno di Augusto era stato caratterizzato dal rispetto formale della costituzione repubblicana, anche se il grandissimo potere detenuto dal princeps aveva segnato la nascita dell’impero.
I primi imperatori, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone, erano discendenti di Augusto, appartenenti alla dinastia Giulio-Claudia.
Tiberio, abile diplomatico, trasse vantaggio dalle lotte intestine di parti e germani; consolidò i confini dell’impero; accentuò il potere imperiale nei confronti del senato, ma dovette far fronte al conseguente malcontento dell’aristocrazia.
Caligola (Gaio Cesare Augusto Germanico) succedette a Tiberio governando da sovrano assoluto. Si oppose al potere del senato e lo contrastò. Fu benvoluto dai suoi soldati che lo soprannominarono Caligula, per le calzature militari che indossava (le calighe erano calzature militari fatte con suola pesante indossate da tutti i gradi delle legioni fino al centurione). Morì nella terza congiura ordita ai suoi danni.
Per gran parte della vita, Claudio preferì gli studi alla politica, ma succeduto a Caligola, divenne imperatore con l’appoggio dei pretoriani. Estese l’impero con l’annessione della Mauritania, della Britannia, della Giudea e della Tracia. Terminò l’acquedotto che porta il suo nome, iniziato da Caligola. Adottò Nerone, futuro imperatore. Claudio conquistò la parte meridionale della Britannia, dove sorse la città di Londinium, l’odierna Londra.
I primi anni di governo di Nerone furono contraddistinti dall’equilibrio, dovuto anche al controllo della madre Agrippina e ai consigli di Seneca e del prefetto Burro. Presto però, con l’appoggio della plebe, conquistata dalla sua generosità e dalla sua munificenza, assunse comportamenti dispotici. Fece uccidere Britannico, figlio di Claudio, la madre Agrippina, la prima moglie Ottavia e Burro e allontanò Seneca da Roma. Nel 64 d.C. Roma fu distrutta da un incendio del quale Nerone accusò i cristiani, dando inizio alla loro persecuzione. Con la fastosa ricostruzione di Roma il suo impero raggiunse il massimo splendore. Represse duramente la congiura di Pisone, nella quale trovarono la morte Seneca e Lucano. La sua politica repressiva provocò un’ondata di ribellioni finché il senato non lo depose e Nerone si suicidò con l’aiuto del suo segretario.
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