Cosimo de’ Medici, detto il Vecchio, aveva trasformato Firenze in una signoria di fatto, esautorando i patrizi. Gli succedettero il figlio Pietro e quindi il nipote Lorenzo, al quale, sedata la congiura dei Pazzi nella quale morì il fratello Giuliano, si deve un periodo di straordinario splendore artistico e umanistico della città nella parte finale del XV sec.
Figura di spicco di fine secolo fu Girolamo Savonarola, frate domenicano. La sua predicazione era rivolta anche contro il degrado dell’istituzione ecclesiastica e in particolar modo del papato; per questo motivo papa Alessandro VI lo scomunicò. Fu arrestato l’anno successivo e, dopo il processo, in cui fu riconosciuto colpevole di eresia, venne impiccato e arso vivo in piazza della Signoria a Firenze.
Dal 1494 al 1512, il figlio di Lorenzo, Piero, non poté rientrare a Firenze per la proclamazione della repubblica. Rientrato a Firenze con l’aiuto degli spagnoli, dopo il congresso di Mantova, l’altro figlio di Lorenzo, Giovanni, ripristinò il potere della signoria, continuando a esercitarlo anche dopo essere divenuto papa con il nome di Leone X (1513). Formalmente la signoria passò a Lorenzo II, figlio di Piero, duca di Urbino, al quale Machiavelli dedicò Il Principe, mentre al soglio pontificio saliva, con il nome di Clemente VII, il figlio di Giuliano, Giulio.
Dopo il sacco di Roma del 1527, si costituì la repubblica fino al 1530, quando Carlo V impose il ritorno dei Medici con Alessandro e la famiglia ottenne il titolo ducale. Ad Alessandro succedette Cosimo I detto il Grande, che nel 1569 ottenne il titolo granducale e fu il creatore dello Stato mediceo assolutista.
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