Nel dopoguerra, sotto la presidenza del democratico Truman, gli Stati Uniti affermarono la loro volontà di opporsi all’espansione sovietica: fu l’inizio della guerra fredda. Nel 1948 venne adottato un piano di aiuti economici all’Europa (piano Marshall) e l’anno successivo la firma del trattato dell’Atlantico Nord (NATO) rafforzò l’alleanza delle potenze occidentali. Il presidente Truman impegnò le forze americane nella guerra di Corea (1950-1953). I democratici Kennedy (assassinato nel 1963) e Johnson si sforzarono di lottare contro la povertà e la segregazione razziale, non perdendo d’occhio la situazione internazionale (crisi di Cuba, 1962). Nel 1964 gli Stati Uniti intervennero direttamente nel Vietnam per cercare di limitare l’infiltrazione dei comunisti del nord nel sud del Paese.
Il repubblicano Richard Nixon si riavvicinò in modo spettacolare alla Cina (viaggio a Pechino) e migliorò le proprie relazioni con l’URSS (accordi SALT). Nel 1973 il presidente ritirò le truppe americane dal Vietnam (e qualche anno dopo vi fu la definitiva vittoria dei comunisti con la proclamazione della Repubblica Socialista del Vietnam), ma lo scandalo Watergate lo obbligò a dare le dimissioni: gli succedette il vicepresidente Ford. Nel 1977 i democratici ritornarono al potere con Jimmy Carter. Successivamente, agli inizi degli anni ’80, il repubblicano Ronald Reagan ridiede un’impostazione offensiva alla politica estera (intervento militare a Grenada) e commerciale degli Stati Uniti; egli riuscì a rilanciare l’economia americana e questo gli consenti di essere trionfalmente rieletto. Reagan rinnovò il dialogo con l’URSS (incontri Reagan-Gorbaciov), culminato nel dicembre 1987 con la firma a Washington da parte di Reagan e Gorbaciov di un accordo per lo smantellamento dei missili a medio raggio in Europa.
Manuale di cultura generale – Storia – Gli Stati Uniti – Continua