Gaio Giulio Cesare aveva superato brillantemente la difficile posizione che ebbe quando fu sventata la congiura di Catilina, riuscendo a discolparsi. Dopo la nascita del triumvirato, Cesare iniziò la campagna militare per conquistare la Gallia.
Dopo la morte di Crasso, Pompeo fu eletto console; l’avvicinamento di Pompeo al senato aumentò le possibilità di rottura con Cesare. Nel 51 a.C. la Gallia era sotto il controllo di Cesare, che pubblicò nello stesso anno i Commentari de bello gallico.
Il senato ordinò a Cesare di lasciare il comando delle Gallie e affidò a Pompeo l’incarico di difendere la repubblica.
Opponendosi alle decisioni del senato, Cesare passò il Rubicone (con la celebre frase “il dado è tratto“) e occupò le città sulla costa adriatica. Pompeo si imbarcò per la Grecia e Cesare rimase unico padrone d’Italia. Cesare sconfisse in Spagna, in Sicilia e in Sardegna i luogotenenti di Pompeo. Cesare sbarcò in Epiro e, dopo la battaglia di Farsàlo, Pompeo, sconfitto, si rifugiò in Egitto dove Tolomeo lo fece uccidere. Nel frattempo Cesare aveva terminato i Commentari de bello civili. Cesare diede il proprio sostegno a Cleopatra che salì al trono contro il fratello. A questo punto Cesare poté tornare a Roma e celebrare i trionfi per le proprie vittorie. Divenuto dittatore a vita e assunto, con il titolo di imperatore, il comando militare di tutti gli eserciti, riunì nella propria persona una serie di poteri che facevano di lui l’unico arbitro dello Stato romano. Fu console per dieci anni, pontefice massimo, ottenne la tribunicia potestas a vita ed esercitò i poteri di censore in quanto praefectus morum. Il 15 marzo 44 a.C., durante le idi, Cesare fu assassinato da una congiura di senatori capeggiati da Cassio e Bruto (secondo la leggenda alla pugnalata di Bruto, Cesare avrebbe pronunciato la famosa frase “anche tu Bruto, figlio mio“, dove “figlio” starebbe per “persona cara”, non essendo Bruto né figlio naturale né figlio adottivo di Cesare). Il più attivo sostenitore di Cesare in questo periodo era Marco Antonio. I funerali e la lettura del testamento di Cesare provocarono una sollevazione popolare contro i congiurati che si videro costretti a fuggire. L’anno successivo una legge proclamò la divinità di Cesare.
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