In Italia le truppe alleate che avevano cominciato a risalire la penisola liberarono Roma mentre i tedeschi, abbandonata l’Italia centrale, si attestarono sulla linea gotica lungo l’Appennino tosco-emiliano; dopo pochi mesi, però, la resistenza tedesca fu annientata e gli alleati continuarono la marcia verso il nord. Nel frattempo, per alleggerire la pressione tedesca, richiesero l’apertura di un nuovo fronte e gli alleati al comando di Eisenhower sbarcarono il 6 giugno in Normandia e iniziarono la riconquista della Francia che fu conclusa in pochi mesi, dando inizio all’attacco finale alla Germania. Nel luglio 1944 Hitler scampò all’attentato organizzato dal colonnello von Stauffenberg. Badoglio formò il governo di unità nazionale, con tutti i partiti che facevano parte del CLN e il governo italiano fu riconosciuto dall’Unione Sovietica. Vittorio Emanuele III affidò la luogotenenza al figlio Umberto; Bonomi venne nominato capo del governo.
1945
Sul fronte occidentale, gli Alleati stabilirono una prima testa di ponte sulla destra del Reno mentre l’URSS iniziava la battaglia di Vienna. Caduta la capitale austriaca iniziarono la battaglia di Berlino, presa il 2 maggio, dopo il suicidio di Hitler (30 aprile). Il 7 maggio, a Reims, fu firmata la resa senza condizioni della Germania agli angloamericani; il giorno successivo, a Berlino, quella ai russi. In Estremo Oriente le sorti della guerra erano già mutate nel 1943 e la conquista delle Filippine aprì la via all’invasione dello stesso Giappone: dopo l’occupazione di Iwo Jima gli americani sbarcarono nelle isole Okinawa. Seguì l’occupazione della Birmania e il controllo sul cielo cinese, ma il Giappone continuò a battersi e capitolò solo dopo l’esplosione, autorizzata dal presidente statunitense Truman, della bomba atomica sulle città di Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9 agosto). La resa fu firmata pochi giorni dopo.
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