A partire dagli studi di Freud si sono sviluppate altre scuole di pensiero relative alla psicanalisi, che ne condividono alcuni presupposti, ma vi si contrappongono per molti aspetti.
La corrente principale è quella della psicologia analitica elaborata da Carl Jung, psichiatra svizzero che dopo aver lavorato a lungo con Freud stesso se ne distaccò proprio per alcune divergenze teoriche: secondo Jung l’inconscio non è un’area della mente, ma un insieme di immagini, desideri e sentimenti che non sono generati da rimozioni operate dalla coscienza, ma al contrario sono la base della coscienza. Questo inconscio individuale riflette e plasma un inconscio collettivo, l’insieme di archetipi e di strutture del pensiero comuni a tutta l’umanità.
Jung, inoltre, descrisse le strutture psichiche distinguendo il Sé, insieme di coscienza e inconscio, e l’Io, mente cosciente costruita attraverso l’individuazione, ossia la differenziazione tra coscienza ed elementi inconsci e tra soggetto e realtà circostante.
Anche Alfred Adler, medico e psicologo austriaco, faceva parte della cerchia di Freud prima di distaccarsene e fondare la psicologia individuale, basata sulla concezione dell’individuo come unità inscindibile, divisa tra la volontà di potenza, cioè il bisogno di affermazione di sé per la sopravvivenza, e la necessità di un rapporto cooperativo e solidale con la società: quando fra questi due elementi non c’è equilibrio si sviluppano le nevrosi.
Il problema della società è al centro anche della psicologia dell’Io, che sostiene l’esistenza di una sfera psichica autonoma, l’Io appunto, che presiede all’identità dell’individuo e regola tutte le funzioni che permettono a tale identità di interagire con l’ambiente e adattarsi a esso (per esempio il linguaggio, il movimento, l’intelligenza) senza considerare le pulsioni inconsce.
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