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La pedagogia dell’età moderna

Il testo sottoriportato è protetto dal diritto d’autore e ogni riproduzione (cartacea, elettronica, in Internet) deve essere esplicitamente autorizzata per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.

Nell’età moderna la pedagogia compì il passaggio da disciplina filosofica a scienza autonoma. I primi passi in questa direzione furono compiuti da John Locke (XVII sec.), che applicò la sua concezione empirica della conoscenza alla pedagogia, sostenendo che non esistono contenuti mentali o norme morali innate, perché tutto deriva dall’esperienza, perciò nella formazione morale e intellettuale dei giovani sono fondamentali l’esempio e la guida dell’adulto, che deve stimolare l’apprendimento pratico e insieme il ragionamento su ciò che si apprende, prestando attenzione all’individualità dell’alunno.

Molto diversa è invece l’impostazione dell’illuminista Jean-Jacques Rousseau (XVIII sec.), che sostenne un’educazione “naturale”, cioè basata sulla valorizzazione delle facoltà umane proprie dello stato originario dell’uomo, da cui la società e la cultura tendono ad allontanare, sul rispetto del corso naturale dello sviluppo di ogni soggetto (che deve essere aiutato, ma non manipolato) e improntato all’equilibrio tra ragione e passioni.

Dalle teorie di Rousseau trasse ispirazione Johann Heinrich Pestalozzi, che ne modificò e sviluppò il pensiero attraverso concrete esperienze come educatore. Da queste esperienze, Pestalozzi derivò la convinzione dell’importanza di unire l’educazione morale e intellettuale al rapporto diretto con la realtà e all’educazione al lavoro.

Anche Friedrich Fröbel (XIX sec.) sperimentò le proprie teorie pedagogiche nella pratica come maestro, ma partì da riflessioni più filosofiche sull’educazione come percorso per il raggiungimento dell’unità insita nella natura, in nome dell’ideale romantico di unità tra spirito e natura. Per questo Fröbel sottolinea l’importanza di salvaguardare la spontaneità e la creatività del bambino, la sua libertà di espressione, utilizzando il gioco come strumento educativo.

Johann Friedrich Herbart diede una svolta rispetto alle riflessioni dei suoi contemporanei, affermando per la prima volta esplicitamente l’idea di una scienza pedagogica, in cui educazione e istruzione coincidono e perseguono la formazione psicologica e quella etica dell’individuo necessarie all’integrazione nella società.

In Italia nel XIX sec. le riflessioni pedagogiche più innovative vennero dal cattolicesimo liberale, che in particolare con Raffaello Lambruschini cercò di applicare il metodo scientifico alla pedagogia, valorizzando l’esperienza, e di trovare una conciliazione tra l’autorità della Chiesa e la libera coscienza dell’individuo, che doveva tradursi anche nell’equilibrio tra l’autorità dell’educatore e la libertà dell’allievo.

Nella seconda metà dell’Ottocento dalla corrente positivista emerse invece Aristide Gabelli, che continuò a sostenere l’applicazione del metodo scientifico alla pedagogia e introdusse l’idea della contestualizzazione dell’educazione, che dev’essere pensata sempre in relazione a una specifica situazione sociale e avere come fine la formazione di un buon cittadino dotato di spirito critico.

 

Manuale di cultura generale – Pedagogia – La pedagogia dell’età moderna – Continua

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